esito Lezione 2 parte 1
esito Lezione 2 parte 1
Lezione 2 - giovedì 3 XI 2011, h 14:00, aula A4 - esito della lettura e discussione
dei testi in bibliografia, vedi banner in: cecilia polidori TWICE DESIGN LESSONS: Lezione 2 ed altre regole
Ed ho pensato al bimbo che cresce. Adesso ha nuovi bisogni e nuove esigenze.Così ho meditato sulla possibilità di giocare con un gioco delle favole a scala maggiore perché adesso è un fruitore di uno spazio composto non più dalle sette lastrine ma da pareti mobili che permettano di cambiare la configurazione degli ambienti. Così facendo immagino che sia ancora possibile alimentare e sviluppare la propria fantasia creando nuove scene teatrali, che non siano più favole ma piuttosto quinte di vita reale. I differenti disegni degli animali poi potrebbero venire sostituiti dai molti materiali, colori e decorazioni.
da GEPPINO CILENTO, La distribuzione degli spazi nell’architettura domestica. Una riflessione sulle metodologie del razionalismo, op. cit., p.1. La ricerca razionalista sull’abitazione si fonda sull’individuazione dei bisogni umani, biologici e sociali e sulla loro relativa regolamentazione attraverso una normativa di riferimento.
Gli obiettivi fondamentali dell’existenzminimum, sono: la riduzione dellasuperficie utile degli alloggi, rispetto ad una misura “minima”, appunto, individuata dalla vivibilità necessaria e sufficiente all’uomo, la conseguente semplificazione del lavoro domestico e la corrispondenza dell’abitazione alle esigenze della famiglia che la abita. L’alloggio potrà avere una abitabilità ottimale se risulterà un alloggio igienico, ossia se in esso sarà garantita la quantità minima sufficiente di aerazione, soleggiamento e spazio. L’alloggio deve inoltre essere economico, vale a dire a basso costo, semplice da usare e accogliente e soprattutto capace di essere realizzato facilmente e rapidamente usufruendo di tecniche costruttive provenienti dall’industrializzazione edilizia. Non a caso, Le Corbusier conierà lo slogan "la casa é una macchina per abitare". Le Corbusier, Modulor
Un esempio illustre è la “cucina di Francoforte”, progettata dall'architetto austriaco M.S. Lihotzky e organizzata razionalmente rispetto a tutte le funzioni operative che in essa si compiono e che sono preventivamente individuate. Tale studio suddivide lo schema di organizzazione del lavoro in cucina nei due cicli di andata e ritorno, per impedire ritorni e sovrapposizioni. In più si rendono necessarie l'unificazione dimensionale e la concentrazione delle apparecchiature utili per uno stesso tipo di lavoro. La forma dello spazio cucina, quindi, si dimensiona e sidistribuisce in appena otto metri quadri e non comporta dispendi di forze ed energie fisiche, ma provvede a soddisfare in maniera logica le attività necessarie, come quella di lavare, preparare, cucinare i cibi. Riferimenti bibliografici:Immagini tratte da: http://www.civita.it/content/download/80028/565709/file/45_Le%20Corbusier,%20Le%20modulor%20d'or.jpg
La musa metafisica_1917
«Col progresso degli anni cresce, non sminuisce, questa abitudine di cercare la nostra armonia nelle cose che ci circondano, perché noi sentiamo che se dimentichiamo il reale perisce ogni ordine e proporzione e quella giusta valutazione della vita e dell'arte che alla fine, per chi vi si attiene, significa chiamare ancora una volta le cose coi nomi loro. Sono le cose ordinarie che operano sul nostro animo in quella guisa così benefica che raggiunge le estreme vette della grazia... Per cui noi opiniamo che una tale pacata felicità sia la più elevata ebrietà inventata dall'uomo; e che l'abbia inventata soltanto un uomo il quale abbia molto osservato, molto meditato e anche molto sofferto».
Link riferimento Testo:
DE CHIRICO, CARRA', SIRONI
http://it.wikipedia.org/wiki/Pittura_metafisica - Pittura metafisica - Wikipedia
http://www.visibilmente.com/02arti/storia_dell_arte/3/metafisica.html - Pittura Metafisica: storia dell'arte - Visibilmente
http://www.italiaculturale.it/pittura-metafisica/ - La pittura metafisica
http://www.francescomorante.it/pag_3/311ab.htm - Le Muse inquietanti
http://www.windoweb.it/guida/arte/biografia_carlo_carra.htm - CARLO CARRA' BIOGRAFIA Biografia Carrà
http://www.roberto-crosio.net/1_citta/CARRA_MILANO.htm - La Milano di Carrà futurista
http://kids.bo.cnr.it/irrsaeer/arte/annuario/sironi.html - Mario Sironi
ERNESTO TRACCANI
http://web.tiscalinet.it/appuntiericerche/Lett.Italiana/neorealismo.HTML - Il Neorealismo
http://www.windoweb.it/guida/arte/biografia_ernesto_treccani.htm - ERNESTO TRECCANI BIOGRAFIA e OPERE
http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Treccani
MODUS OPERANDI
http://it.wikipedia.org/wiki/Modus_operandi
Link riferimento Immagini:
http://www.arte.it/foto/orig/47/273-Le_Muse_Inquietanti_-_de_Chirico_-_1918.jpg
http://www.roberto-crosio.net/1_citta/CARRA_5.jpg
http://kids.bo.cnr.it/irrsaeer/arte/annuario/squadra.gif
http://www.windoweb.it/guida/arte/arte_foto/ernesto_treccani_11.jpg
"La ricerca dell'essenziale diventa la mia ossessione. Una molla che scatta se leggo Omero e inizio a riflettere su come l'Iliade e l'Odissea siano nate dalla trascrizione di poemi sulla storia dell'uomo e di miti delle origini tramandati a voce da antichi cantori che, di volta in volta, ne hanno limato i versi, introducendo una parola più esatta al posto della precedente."
La poesia, a causa della sua funzione didascalica, rappresenta agli occhi di Platone un notevole pericolo: proprio la poesia è, infatti, lontana dall’arte e non ha nulla da insegnare a chi ascolta. Essa, infatti, è ingannatrice e non fa che ottenebrare la mente di chi la sente suscitando passioni irragionevoli. Essa deve essere abbandonata come deposito della cultura perché, essendo ispirata dal dio non comporta nessuna vera scienza umana, nessun vero insegnamento.
Il filosofo greco Platone si colloca del resto in un periodo critico della storia greca (IV sec. a.C.) che corrisponde al tramonto dell'età di Pericle, una fase delicata di cambiamento politico e sociale. Anche per questa ragione egli avverte la necessità di una rifondazione generale dell'esistenza umana, esplicitando un interesse pedagogico connesso a quello politico (la Repubblica come modello ideale di comunità politica e la filosofia al potere) e gnoseologico (elaborazione della teoria delle idee).
Per Platone esiste una realtà immutabile ed eterna, che è fondamento e causa della realtà sensibile e che é conoscibile da parte dell'uomo. Esiste "il bene" come supremo valore e "il giusto" é considerabile come la norma morale dell'agire.
Di fronte al relativismo sofistico, Platone sostiene la necessità di giungere a un sapere che sia risposta autentica alle domande dell'uomo, quindi a una filosofia intesa come sapienza e conquista del vero.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:William-Adolphe_Bouguereau_(1825-1905)_-_Homer_and_his_Guide_(1874).jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4a/Plato-raphael.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c6/Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg/
Pubblicato da Maria Chiara Grasso a 11/05/2011 01:09:00 AM
E.M. Giò Ponti
La Pavoni del '48, macchina per il caffé: tutti i congegni intricati e sporgenti della "vecchia " macchina sono stati eliminati o racchiusi entro tre soli volumi: carter, corpo centrale, becchi. L 'apparecchio arriva alla "semplicità perfetta che hanno raggiunto, nella loro forma, certi strumenti a fiato ".
La Superleggera, ha una struttura in frassino naturale o verniciato nero o bianco, con sedile in canna d'india. Leggera e robusta venne testata con lancio dal quarto piano, rimbalzando come una palla. Ponti la definisce "sedia normale, semplice (…) cui non dare gli attributi razionale, moderno, organico, prefabbricato".
Il mobile in cristallo è l 'immagine pura, incorruttibile, del "grande oggetto di lusso". Nel '30 Ponti disegna per Fontana il "grande tavolo " (piano in specchio nero, gambe in cristallo inciso) presentato alla IV Triennale di Monza. Nel '31 parte la serie pontiana dei mobili a specchio, "mobili d 'eccezione ", e, per di più, compaiono i primi mobili totalmente trasparenti in "tutto cristallo ".
Piastrella, la “quattro volte curva” passata alla storia con il nome di Triennale, subito divenuta un’icona della ceramica moderna e un punto di riferimento nel mondo del design. Un simbolo quello della Triennale che da mezzo secolo rappresenta il forte legame tra la produzione Marazzi e il mondo dell’architettura e del design.
Link di riferimento: http://atcasa.corriere.it/designer/gio-ponti.shtml
http://www.giopontiarchives.org/
Immagini tratte da:
Aldo Carpi, Puccini e Pedro Calderòn de la Barca.
Pubblicato da Danila Punturiero a 11/14/2011 05:50:00 PM
Questa riflessione si concretizzò nella realizzazione dell’Unité d’Habitation
alla fusione, con la preferenza per la pianta libera e la fluiditá negli spazi. Disposizioni alloggi
Walter Gropius, cellula abitativa discussa al CIAM II
Totale superficie alloggio mq. 161.71
Numero letti massimo: 5
“… Allora è apparsa una vecchietta con un uomo. Suo marito.
La vecchietta ha detto:sono la figlia della prima moglie di Malevič.
Cosi abbiamo trovato la tomba.
Un cubo bianco;cubo suprematista disegnato dall’amico Suetin.
Su una delle facce un quadrato che era nero e adesso è rosso.
Abbiamo capito dopo che quel giorno era l’anniversario della morte di Malevič. 15.5.1935.”
Platone nasce ad Atene da una famiglia aristocratica nel 428 a.C. e vive da protagonista la sconfitta di Atene contro Sparta nella guerra del Peloponneso. Discepolo di Socrate, rimane profondamente turbato dalla morte del maestro, avvenuta nel 399 a.C. per condanna a morte.Da allora incentra tutta la sua filosofia al raggiungimento dello stato perfetto, creando un suo stato utopistico descritto nel dialogo "La Repubblica", progetto che verrà rivisto in età più matura.Dopo la morte del maestro, viaggia molto, recandosi a Megara, in Egitto, nella Magna Grecia e in altri paesi. Nel 387 a.C. apre l'Accademia ad Atene, una scuola filosofica e insieme di formazione scientifica e politica.Convinto poi che tutte le città greche fossero mal governate, si impegna nell'attività politica. Si reca più di una volta a Siracusa, la più potente città della Magna Grecia per convincere il tiranno Dionigi a effettuare un cambiamento nel suo sistema politico. Sconfitto tutte e tre le volte, rientra ad Atene dove muore a 80 anni nel 348 a.C.
Il mito di Platone.Il mito è un racconto, una narrazione di vicende di cui sono protagonisti gli Dei, semidei o eroi. Era trasmesso per tradizione orale, raccontava le vicende di figure divine o eroiche o dell'origine degli stessi Dei. Famose sono le Teogonie, le narrazioni sulla nascita degli Dei, e le Cosmogonie, i racconti sulla creazione dell'Universo. Aveva un forte significato simbolico e religioso, perchè dal mito si può cogliere l'essenza profonda della realtà.
Con l'avvento della filosofia, nel VI secolo a.C., questa forma di narrazione era stata accantonata o addirittura rinnegata dai filosofi, poiché non considerata razionale come la filosofia doveva essere. Il mito in Platone viene di nuovo rivalutato, come era già successo con
Socrate, e torna ad essere una forma di comunicazione valida, dopo un periodo di quasi totale abbandono con l'avvento della filosofia. Platone utilizza il mito all'interno dei suoi dialoghi per spiegare le cose nella maniera più semplice possibile, di modo che siano comprensibili a tutti o per lo meno a buona parte della popolazione ateniese.
I miti descritti da Platone non coincidono con quelli tramandati dalla cultura letteraria del suo tempo, né dalla tradizione religiosa, ma sono realmente una creazione fresca e viva del suo genio filosofico, che se ne serve per esprimere quelle verità che il Logos razionale, o meglio la Dianoia (la conoscenza discorsiva, che procede per gradi, in contrapposizione a quella intuitiva), non appare in grado di cogliere e tanto meno di descrivere in maniera adeguata. Dunque il mito è la sola forma di conoscenza capace di slanciarsi verso le verità più alte dell’anima e di tradurre in parole le forme più elevate del conoscere.Tra questi ricordo: Il mito della Caverna, il mito della Biga Alata, il mito del Fanciullino, il mito dell’Androgino, il mito dei Cigni e il mito delle Stirpi.
Link di riferimento:
L'espressione equivalente in Italia, ha indicato gli sviluppi del realismo in chiave esistenziale, principalmente debitori dei modi e della poetica di Francis Bacon (Realismo Esistenziale), tra le figure dei realisti del secondo ‘900.
Romagnoni Bepi è nato a Milano nel 1930 e morto a Capo Carbonara (Cagliari) nel 1964. Pittore italiano, si formò presso l'Accademia di Brera. Definì una nuova figurazione tesa a narrare la condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo, sviluppando la sua pittura nell'ambito della crisi del realismo e valendosi di suggestioni informali e di immagini fotografiche. Dal 1960 realizzò opere caratterizzate dall'uso del collage combinato a una pittura di maniera informale. Tra le sue opere "Racconto" 1963, "bambina Uccisa" 1957, “Generale” 1957.
“Se insisto tanto con i ricordi di questi anni di formazione è perché sono convinto che, per il sottoscritto, la vera anima del design sia stata, e sia tutt’ora, l’arte”.
“Finalmente arriva il gran giorno e m’iscrivo al corso di pittura, tenuto da Aldo Carpi, che mi impartisce le prime indicazioni tecniche su come stendere la tela su telaio,prepararla e così via. Dopo un mese, mi consiglia di cambiare corso, perché continuo a fare domande e non mi accontento mai delle risposte”.
Aldo Carpi (Milano 1886-1973), pittore e scultore, è stato una figura importante nella storia dell’arte italiana del XX secolo. Allievo di Cesare Tallone a Brera, espone alla Biennale di Venezia già nel 1914. Dal 1930 è docente di pittura a Brera e lavora a importanti commissioni pubbliche, come le vetrate per la Chiesa di San Simpliciano (1927), la via crucis per la Chiesa di Santa Maria del Suffragio (1930-32) e le vetrate per il Duomo (1934).
Per la sua intransigente posizione di antifascista Carpi durante la guerra è deportato nel campo di Gusen a Mauthausen. Tornato a Milano dopo la Liberazione, viene eletto direttore dell’Accademia di Brera per acclamazione e già nel 1945, sotto la sua guida, gli studenti possono ricominciare i loro studi in aule ancora semi diroccate dai bombardamenti. L’artista continuerà l’insegnamento fino al 1958. Il Comune di Milano gli conferisce la medaglia d’oro per meriti culturali e gli dedica una mostra antologica alla Rotonda della Besana nel 1972.
E.S Suprematista
Lezione 2 - giovedì 3 XI 2011, h 14:00, aula A4 - esito della lettura e discussione
dei testi in bibliografia, vedi banner in: cecilia polidori TWICE DESIGN LESSONS: Lezione 2 ed altre regole
E.M. Riflessioni di Caterina: Il gioco delle favole
“I Giochi migliori mi sembrano quelli che sviluppano la capacità di ogni bambino di produrre intelligenza. Da solo....M’invento una serie di sette lastrine, con due incisioni laterali molto semplici che, incastrate tra loro, consentono di montare una piccola "quinta" tridimensionale... Come un susseguirsi di scene teatrali, il cui regista è il bambino, che si diverte a rappresentare storie inventate da sé. E’ nato così il "gioco delle favole".”
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1°ediz., cap. II, PAG. 35
Provare a capire quale sia stato il percorso da parte dell’Autore per la creazione del gioco delle favole mi ha spinto a tornare o cercare me bambina, immedesimandomi nei panni di un bimbo che si trova davanti questo semplice ma bellissimo gioco, anzi "dentro gioco stesso"! Ho provato ad immaginare quanto fosse divertente essere un regista e creare scene e favole sempre nuove.
Ed ho pensato al bimbo che cresce. Adesso ha nuovi bisogni e nuove esigenze.Così ho meditato sulla possibilità di giocare con un gioco delle favole a scala maggiore perché adesso è un fruitore di uno spazio composto non più dalle sette lastrine ma da pareti mobili che permettano di cambiare la configurazione degli ambienti. Così facendo immagino che sia ancora possibile alimentare e sviluppare la propria fantasia creando nuove scene teatrali, che non siano più favole ma piuttosto quinte di vita reale. I differenti disegni degli animali poi potrebbero venire sostituiti dai molti materiali, colori e decorazioni.
Ho provato a creare un semplice spazio a pianta libera e pareti scorrevoli come un gioco, che muta, si muove, che liberi la fantasia e provochi delle emozioni. Un gioco che mi faccia trovare prima in un luogo poi in un altro.
Inoltre supponendone un meccanismo ho capito che anche i mobili modulari e componibili o gli innumerevoli oggetti innovativi funzionano allo stesso modo: infatti ci permettono di giocare trovando delle soluzioni a possibilità d'uso sempre diverse.
Provando ad analizzare questo gioco, mi sono resa conto che con la SEMPLICITÀ si possono realizzare delle cose chiare ma dal significato profondo. Degli oggetti non fini a se stessi ma capaci di sviluppare in noi creatività e inventiva.
Caterina Sposato
Pubblicato da Caterina Sposato a 11/05/2011 03:32:00 PM
Sinsemantica e polisemica
" Negli anni successivi imparerò a dirlo con un aggettivo difficile: l'arte è sinsemantica, polisemica, cioè ha mille significati."
Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo, Mondadori, Milano, 2009, pp.27
I termini
sinsemantici sono quei termini, non dotati di un senso in
sé, ma che lo acquistano collegandosi con quelli dotati di senso, seguendo le regole del linguaggio di riferimento. Esempi di parole sinsemantiche sono: qualità,
ambiente, innovazione, eguaglianza, integrazione. Per esempio la parola " innovazione " significa "mutare qualcosa, aggiungendo nuovi elementi", tuttavia questa parola non specifica nulla se non si identifica il campo di applicazione, per esempio innovazione tecnologica. Quanto detto vale anche per termini come integrazione. Un' integrazione può essere culturale, politica, sociale, ma senza un termine che la connoti, la parola fluttua nella sua genericità e sinsemanticita. Per quanto concerne Enzo Mari, il discorso sulla sinsematicità dell’oggetto può essere collegato alla riflessione, portata a termine dal designer, riguardo i concetti di
ambiguità/archetipo e alla loro applicazione nel campo del design che si lega a
doppio filo con la costante volontà di Mari di progettare oggetti funzionali, duraturi, non soggetti alle mode e di creare un mondo di comunicazione effettiva, basato sui cardini di alfabeti universali e di linguaggi condivisi. Per citare le parole di Renato Pedio a proposito del
livello di comunicazione del progetto: "Di
questo infatti "parlano" gli oggetti... L'inevitabile contenuto
semantico completa i requisiti richiesti: quello degli oggetti è un linguaggio parlato e compreso dagli uomini". Si dice polisemico " agg. [der. di
polisemia]
(pl. m. -ci]. – In linguistica, di vocabolo (o espressione, o in genere segno
linguistico) che presenta polisemia, che è cioè portatore di più significati;
anche, di ideogramma e segno di alcune scritture non alfabetiche, che può
essere letto in più modi. Esempi di parole polisemiche sono: pesca, fattore.... porta...venti. Se faccio riferimento alla parola "porta" terza persona singolare del del verbo presente: "portare" oppure al sostantivo, la differenza si può evincere solo dal contesto. Pertanto dire che " l'arte è sinsemantica e polisemica" non significa soltanto che l'arte non ha un significato dato in maniera positiva e stabile ma anche che il significato della stessa varia in relazione a chi la percepisce e al momento, storico e personale, in cui questo scambio, strumento/messaggio/ricettore, avviene.
L' esplicazione di questi due temi avviene compiutamente attraverso la serie di serigrafie disegnate da Enzo Mari. Freccia Stella Onde Luna Cubo Trifoglio (sei simboli sinsemantici)-(foto), serie della natura.
tenutasi nel 1972.I sei simboli presi in considerazione da Mari sono simboli
sinsemantici, che per la loro valenza archetipica, quasi fossero delle rune o scritture segrete, possono essere considerati polisemici. Come scrive Mari "non si tratta di rappresentare un' oca mala quint'essenza di tutte le oche del mondo".
sinsemantici sono quei termini, non dotati di un senso in
sé, ma che lo acquistano collegandosi con quelli dotati di senso, seguendo le regole del linguaggio di riferimento. Esempi di parole sinsemantiche sono: qualità,
ambiente, innovazione, eguaglianza, integrazione. Per esempio la parola " innovazione " significa "mutare qualcosa, aggiungendo nuovi elementi", tuttavia questa parola non specifica nulla se non si identifica il campo di applicazione, per esempio innovazione tecnologica. Quanto detto vale anche per termini come integrazione. Un' integrazione può essere culturale, politica, sociale, ma senza un termine che la connoti, la parola fluttua nella sua genericità e sinsemanticita. Per quanto concerne Enzo Mari, il discorso sulla sinsematicità dell’oggetto può essere collegato alla riflessione, portata a termine dal designer, riguardo i concetti di
ambiguità/archetipo e alla loro applicazione nel campo del design che si lega a
doppio filo con la costante volontà di Mari di progettare oggetti funzionali, duraturi, non soggetti alle mode e di creare un mondo di comunicazione effettiva, basato sui cardini di alfabeti universali e di linguaggi condivisi. Per citare le parole di Renato Pedio a proposito del
livello di comunicazione del progetto: "Di
questo infatti "parlano" gli oggetti... L'inevitabile contenuto
semantico completa i requisiti richiesti: quello degli oggetti è un linguaggio parlato e compreso dagli uomini". Si dice polisemico " agg. [der. di
polisemia]
(pl. m. -ci]. – In linguistica, di vocabolo (o espressione, o in genere segno
linguistico) che presenta polisemia, che è cioè portatore di più significati;
anche, di ideogramma e segno di alcune scritture non alfabetiche, che può
essere letto in più modi. Esempi di parole polisemiche sono: pesca, fattore.... porta...venti. Se faccio riferimento alla parola "porta" terza persona singolare del del verbo presente: "portare" oppure al sostantivo, la differenza si può evincere solo dal contesto. Pertanto dire che " l'arte è sinsemantica e polisemica" non significa soltanto che l'arte non ha un significato dato in maniera positiva e stabile ma anche che il significato della stessa varia in relazione a chi la percepisce e al momento, storico e personale, in cui questo scambio, strumento/messaggio/ricettore, avviene.
L' esplicazione di questi due temi avviene compiutamente attraverso la serie di serigrafie disegnate da Enzo Mari. Freccia Stella Onde Luna Cubo Trifoglio (sei simboli sinsemantici)-(foto), serie della natura.
tenutasi nel 1972.I sei simboli presi in considerazione da Mari sono simboli
sinsemantici, che per la loro valenza archetipica, quasi fossero delle rune o scritture segrete, possono essere considerati polisemici. Come scrive Mari "non si tratta di rappresentare un' oca ma
Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo, Mondadori, Milano, 2009, pp. 59.
http://www.libreriamarini.it/index.php?id=libri&op=detLibro&idL=87814&idCat=372&lang=en
http://mainograz.wordpress.com/2010/04/07/una-famiglia-di-termini-sinsemantici/
http://www.welovenature.org/blog/?p=63
http://www.libreriamarini.it/index.php?id=libri&op=detLibro&idL=87814&idCat=372&lang=en
http://mainograz.wordpress.com/2010/04/07/una-famiglia-di-termini-sinsemantici/
http://www.welovenature.org/blog/?p=63
Fonti iconografiche:
Renato Pedio,Enzo Mari designer,edizioni Dedalo, Bari, 1980.
Pubblicato da Davide_Basile a 11/05/2011 02:14:00 PM
E.M Ernesto Treccani, Gabriele Mucchi, BBPR
"Poi ci sono le mostre sull'Informale degli epigoni della provincia italiana, che invece non capisco e non mi convincono, come del resto i pittori del neorealismo, quali Gabriele Mucchi o Ernesto Treccani. Mi disturba che i valori della sinistra (..) siano dipinti in modo tanto scadente. Col senno di poi, posso dire che tanta severità di giudizio era eccessiva."
Altro esponente significativo della corrente neorealista é Gabriele Mucchi. Anch'egli, come Treccani, fu membro del gruppo Corrente e partecipò alla Resistenza.
"Negli anni successivi inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR- per disegnare a mano le tavole prospettiche... Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale."
In basso: a sinistra, scrivania Arco e sedia Elettra; a destra, scrivania e scaffale metallico della linea "Spazio", BBPR
BBPR é un acronimo che indica il gruppo formato da quattro architetti e urbanisti italiani (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers) formatosi a Milano nel 1932. La loro collaborazione si caratterizza fin dall’inizio per l'impegno in campo urbanistico e per il rigore razionalista di realizzazioni come la Colonia elioterapica di Legnano del 1939. La poetica dei BBPR é espressa da E.N.Rogers sulla rivistaCasabella dove egli afferma che una delle leggi essenziali dell'architettura "è quella di non poter prescindere da quel suo caratteristico processo di sintesi che include necessariamente ilcostante rapporto tra l'utilità e la bellezza".
Al gruppo si devono anche molti progetti nel campo del design: la sedia Elettra per Arflex (1954), entrata a far parte della storia dell'office e caratterizzata da linee sobrie e abbondanti imbottiture; la scrivania Arco (1963)e la linea di arredamenti metallici per ufficio Spazio(1960) disegnati per Olivetti; le maniglie Emma e Velasca per Olivari.
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg.25
Ernesto Treccani é considerato uno dei principali esponenti della pittura neorealista italiana. Fu fondatore della rivista Corrente, concepita come strumento per organizzare ed esprimere la propria opposizione politica ma anche artistica.
Le sue opere, d'impronta realista dopo il neocubismo degli anni '40, hanno inizialmente affrontato soprattuttotematiche politico-sociali legate alle lotte contadine nel meridione e alla realtà industriale del Nord.
"Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimerne la bellezza". Queste parole di Ernesto Treccani, tratte da Arte per amore, sono una mirabile sintesi della sua poetica, nonché della sua ansia di vivere nella dimensione di un rapporto profondo, sia razionale che emozionale, con la realtà del mondo.
In alto a destra: La terra di Melissa, E.Treccani (1955)
(in basso) a sinistra, poltrona Susanna; a destra chaise longue Genny con poggiapiedi (1935), G.Mucchi
Altro esponente significativo della corrente neorealista é Gabriele Mucchi. Anch'egli, come Treccani, fu membro del gruppo Corrente e partecipò alla Resistenza.
Mucchi fu pittore,architetto edesigner. Il suo studio di via Rugabella a Milano fu un importante luogo di incontro per gli intellettuali antifascisti.
Come designer progettò diversi mobili in stile razionalista, tra cui la poltrona Susanna e la chaise longue Genny per Zanotta.
Come designer progettò diversi mobili in stile razionalista, tra cui la poltrona Susanna e la chaise longue Genny per Zanotta.
Nel dopoguerra, si dedicò invece alla pittura, sviluppando l'idea di un realismo di dichiarato impegno politico e sociale.
"Negli anni successivi inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR- per disegnare a mano le tavole prospettiche... Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg.25
In basso: a sinistra, scrivania Arco e sedia Elettra; a destra, scrivania e scaffale metallico della linea "Spazio", BBPR
BBPR é un acronimo che indica il gruppo formato da quattro architetti e urbanisti italiani (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers) formatosi a Milano nel 1932. La loro collaborazione si caratterizza fin dall’inizio per l'impegno in campo urbanistico e per il rigore razionalista di realizzazioni come la Colonia elioterapica di Legnano del 1939. La poetica dei BBPR é espressa da E.N.Rogers sulla rivistaCasabella dove egli afferma che una delle leggi essenziali dell'architettura "è quella di non poter prescindere da quel suo caratteristico processo di sintesi che include necessariamente ilcostante rapporto tra l'utilità e la bellezza".
Al gruppo si devono anche molti progetti nel campo del design: la sedia Elettra per Arflex (1954), entrata a far parte della storia dell'office e caratterizzata da linee sobrie e abbondanti imbottiture; la scrivania Arco (1963)e la linea di arredamenti metallici per ufficio Spazio(1960) disegnati per Olivetti; le maniglie Emma e Velasca per Olivari.
Riferimenti bibliografici:
L'Universale, La grande enciclopedia tematica (Arte), ed.Garzanti, 2005, Milano, (voci: Treccani E., Mucchi G., BBPR)
Link di riferimento testo: http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Treccani
http://atcasa.corriere.it/designer/bbpr.shtml
http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/MUCCHIG.htm
http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/MUCCHIG.htm
Immagini tratte da: http://www.comune.crotone.it/flex/images/D.b27ff825849cb5a13453/La_terra_di_Melissa_1.JPG
http://image.architonic.com/imgObj/wannenes0805_sat/175.jpg
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Arflex/Elettra.shtml
http://www.furniture-love.com/397/Office-writing-desk-Studio-BBPR-Olivetti-Arco-1963.php
http://www.beinteriordecorator.com/interior-furniture/susanna-chair-zanotta-by-gabriele-mucchi/attachment/susanna-armchair-zanotta-by-gabriele-mucchi/
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Arflex/Elettra.shtml
http://www.furniture-love.com/397/Office-writing-desk-Studio-BBPR-Olivetti-Arco-1963.php
http://www.beinteriordecorator.com/interior-furniture/susanna-chair-zanotta-by-gabriele-mucchi/attachment/susanna-armchair-zanotta-by-gabriele-mucchi/
Pubblicato da Maria Chiara Grasso a 11/05/2011 07:56:00 PM
E.S 2. Malevič (K.S.)
"...Allora é apparsa una vecchietta con un uomo. Suo marito.
La vecchietta ha detto: sono la figlia della prima moglie di Malevič.
Così abbiamo trovato la tomba.
Un cubo bianco; cubo suprematista disegnato dall'amico Suetin.
Su una delle facce un quadrato che era nero e adesso è rosso.
Abbiamo capito dopo che quel giorno era l'anniversario della morte di Malevič. 15.5.1935."
Kazimir Severinovič Malevič è stato un pittore russo del XX secolo, pioniere dell'astrattismo geometrico e fondatore dell'avanguardia artistica chiamata Suprematismo. Nato nel 1878 a Kiev, nei primi anni della sua carriera artistica sperimentò vari stili e partecipò alle principali mostre dell'avanguardia tra le quali spicca quella dell'Associazione degli Artisti di Mosca con Kandinskij e Larionov nel 1910. Fu inoltre tra i redattori del manifesto del primo congresso futurista nel 1913.
Negli stessi anni realizzò le prime opere a carattere neoprimitivista, dedicate a soggetti di ambiente contadino, che risentono ancora della corrente post-impressionista.
Ma Malevič è un nomade dell’arte , che non si accontenta della forma base , standard, ma cerca sempre di trasformarla e di adattarla alle sue ricerche e così il suo continuo sperimentare lo portò verso le prime esperienze cubiste, in cui si assiste a una riduzione delle forme a un montaggio di cilindri e coni, resi luminosi dall'impiego di colori vivaci.
In occasione della sua collaborazione come costumista e scenografo all'opera teatrale Vittoria sul sole nel 1913, Malevič diede vita ai primi esperimenti astratto-geometrici che sfociarono sulla via di quello che è considerato il suo contributo più originale alla storia dell’arte russa, il Suprematismo. In accordo con gli scritti di Kazimir Malevič: "Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione."
Immagini: in alto, "Composizione inogettuale", K.S.Malevic; in basso a sinistra, "Quadrato nero"(1915), a destra "Cerchio nero"(1913), K.S.Malevic
Il Suprematismo mira quindi a fornire una nuova interpretazione della realtà, manifestando un radicale discostamento dalla riproduzione pittorica delle forme naturali. Solo attraverso l'esperienza contemplativa dellaforma geometrica pura sarà possibile giungere al fine ultimo di questa tendenza pittorica, ovvero "l'espressione pura senza rappresentazione".
Per raffigurare simbolicamente questa realtà superiore, Malevič ricorre a una sintassi di forme e colori assoluti (il quadrato, il cerchio, la croce; il bianco, il rosso, il nero).
Si tratta evidentemente di una dimensione utopica (che tenterà anche, non senza ambiguità e conflitti, una possibile integrazione con l'ideologia rivoluzionaria sovietica) che culminerà alla fine in un definitivo azzeramento delle forme dipinte in bianco su bianco tra il 1917 e il 1920.
Malevič morì a Leningrado il 15 maggio 1935.
Riferimenti bibliografici:
G.Bora, G.Fiaccadori, A.Negri, A.Nova, I luoghi dell'arte vol.6, ed.Electa, Roma, 2006, pg 138-139
Link di riferimento testo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Kazimir_Severinovi%C4%8D_Malevi%C4%8D
http://www.strudelrags.com/malevic.htm
Immagini tratte da:
http://www.centroarte.com/Malevic%20Kazimir.htm
http://www.strudelrags.com/malevic.htm
http://www.indire.it/immagini/immag/aaycontal/malevic1.jpg
La vecchietta ha detto: sono la figlia della prima moglie di Malevič.
Così abbiamo trovato la tomba.
Un cubo bianco; cubo suprematista disegnato dall'amico Suetin.
Su una delle facce un quadrato che era nero e adesso è rosso.
Abbiamo capito dopo che quel giorno era l'anniversario della morte di Malevič. 15.5.1935."
Ettore Sottsass, Foto dal finestrino, ed. Adelphi, Milano, 2010, pg 8-9
Immagini: a sinistra, "L'arrotino"(1912-13); a destra, "Il taglialegna" (1912), K.S.MalevicKazimir Severinovič Malevič è stato un pittore russo del XX secolo, pioniere dell'astrattismo geometrico e fondatore dell'avanguardia artistica chiamata Suprematismo. Nato nel 1878 a Kiev, nei primi anni della sua carriera artistica sperimentò vari stili e partecipò alle principali mostre dell'avanguardia tra le quali spicca quella dell'Associazione degli Artisti di Mosca con Kandinskij e Larionov nel 1910. Fu inoltre tra i redattori del manifesto del primo congresso futurista nel 1913.
Negli stessi anni realizzò le prime opere a carattere neoprimitivista, dedicate a soggetti di ambiente contadino, che risentono ancora della corrente post-impressionista.
Ma Malevič è un nomade dell’arte , che non si accontenta della forma base , standard, ma cerca sempre di trasformarla e di adattarla alle sue ricerche e così il suo continuo sperimentare lo portò verso le prime esperienze cubiste, in cui si assiste a una riduzione delle forme a un montaggio di cilindri e coni, resi luminosi dall'impiego di colori vivaci.
In occasione della sua collaborazione come costumista e scenografo all'opera teatrale Vittoria sul sole nel 1913, Malevič diede vita ai primi esperimenti astratto-geometrici che sfociarono sulla via di quello che è considerato il suo contributo più originale alla storia dell’arte russa, il Suprematismo. In accordo con gli scritti di Kazimir Malevič: "Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione."
Immagini: in alto, "Composizione inogettuale", K.S.Malevic; in basso a sinistra, "Quadrato nero"(1915), a destra "Cerchio nero"(1913), K.S.Malevic
Il Suprematismo mira quindi a fornire una nuova interpretazione della realtà, manifestando un radicale discostamento dalla riproduzione pittorica delle forme naturali. Solo attraverso l'esperienza contemplativa dellaforma geometrica pura sarà possibile giungere al fine ultimo di questa tendenza pittorica, ovvero "l'espressione pura senza rappresentazione".
Per raffigurare simbolicamente questa realtà superiore, Malevič ricorre a una sintassi di forme e colori assoluti (il quadrato, il cerchio, la croce; il bianco, il rosso, il nero).
Si tratta evidentemente di una dimensione utopica (che tenterà anche, non senza ambiguità e conflitti, una possibile integrazione con l'ideologia rivoluzionaria sovietica) che culminerà alla fine in un definitivo azzeramento delle forme dipinte in bianco su bianco tra il 1917 e il 1920.
Malevič morì a Leningrado il 15 maggio 1935.
Riferimenti bibliografici:
G.Bora, G.Fiaccadori, A.Negri, A.Nova, I luoghi dell'arte vol.6, ed.Electa, Roma, 2006, pg 138-139
Link di riferimento testo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Kazimir_Severinovi%C4%8D_Malevi%C4%8D
http://www.strudelrags.com/malevic.htm
Immagini tratte da:
http://www.centroarte.com/Malevic%20Kazimir.htm
http://www.strudelrags.com/malevic.htm
http://www.indire.it/immagini/immag/aaycontal/malevic1.jpg
Pubblicato da Maria Chiara Grasso a 11/04/2011 05:59:00 PM
E.M. Existenzminimum
"La ricerca dell'essenziale diventa la mia ossessione.... Scatta persino quando decido di andare in vacanza con un amico su un'isola del Ticino, per tornare alla natura e misurarci con l'Existenzminimum. Ci portiamo un telone che serva da tenda, due padelle, un chilo di sale e qualche forma di pane, due canne da pesca e due libri..."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg 29
“I principi del razionalismo architettonico, riferiti alla ricerca dell’existenzminimum, riguardano l’ordinamento progettuale di una misura biologica e sociale dell’abitare”.
Manifesto per il CIAM di Francoforte del 1929
Per alloggio minimo s’intende un alloggio caratterizzato da misure qualitative e quantitative minime, ossia misure necessarie e sufficienti per garantire le minime condizioni di esistenza dell’uomo. Queste misure sono individuate attraverso un’analisi valutativa della struttura sociale e familiare dell’uomo, in base alla quale, in maniera oggettiva, sono individuati i parametri necessari per ogni abitazione, corrispondenti ai bisogni elementari e complessi del piano esistenziale dell’uomo stesso.
Secondo l'architetto Gropius, al fine di giungere ad un’analisi razionale e logica del problema, è necessario conoscere la rilevanza dei cambiamenti sociali e la conoscenza della struttura familiare che ne consegue.
Gropius, nel suo intervento al CIAM, tenutosi a Francoforte nel 1929, proprio sul tema dell’existenzminimum, presenterà un’analisi attenta dell’evoluzione sociale cui devono corrispondere forme abitative ad essa adeguate. Con l’avventodell’industrializzazione, infatti, la famiglia patriarcale tende a scomparire, diminuisce il numero dei componenti e la famiglia non è più un’associazione produttiva autosufficiente, come lo era nel contesto sociale contadino. La donna lascia il focolare domestico e diventa progressivamente indipendente, la società gli riconosce gli stessi diritti degli uomini.
"Il problema dell’alloggio minimo - afferma Gropius - è quello di stabilire il minimo elementare di spazio, aria, luce e calore necessari all’uomo per essere in grado di sviluppare completamente le proprie funzioni vitali senza le restrizioni dovute all’alloggio, cioè un “modus vivendi” minimo anziché un “modus non morendi”.
Le Corbusier, Maison Citrohan (1921)
Diventa fondamentale quindi il concetto di standard, la cui individuazione tende ad oggettivare e formalizzare ogni bisogno, determinandone gli “obiettivi limite”. L’unità di riferimento del dimensionamento razionale dell’alloggio è la misura propria del corpo umano che si muove nello spazio. L’uomo è quindi l’unità di misura dei propri spazi e degli oggetti da lui utilizzati per svolgere una determinata attività.
L’existenzminimum, oltre a stabilire livelli tecnici e normativi, stabilisce pertanto anche principi compositiviche permettono di progettare in maniera logica un’abitazione, in modo tale da assicurare la massima abitabilità rispetto ad una superficie e cubatura minima. Esso stabilisce, cioè, regole progettuali basate sulla distribuzione e organizzazione funzionale degli spazi dell’alloggio.
G.Bora, G.Fiaccadori, A.Negri, A.Nova, I luoghi dell'arte vol.6, ed.Electa, Roma, 2006, pg 188-189
Link di riferimento testo:
Pubblicato da Maria Chiara Grasso a 11/05/2011 12:44:00 PM
Bruno Danese, Carlotta De Bevilacqua - Alessi
Imprenditrice, architetto-designer e docente. Carlotta de Bevilacqua, 50 anni, è uno dei volti più eclettici nel panorama italiano del design. Grande comunicatrice, carattere vulcanico, una passione sfrenata per i suoi cani, la signora De Bevilacqua ha alle spalle una lunga e variopinta vita professionale. A Milano, dove è nata, l’architetto ha tutti i legami lavorativi ed affettivi. Ma nelle sue vene scorre sangue austriaco, quello di suo padre da cui ha ereditato gli occhi azzurri, e di Parma, la città di sua madre. Dopo il liceo classico, si è laureata in architettura nel 1983 al Politecnico di Milano, dove al momento insegna. A fianco all’attività di imprenditrice, Carlotta De Bevilacqua continua instancabile a dirigere il proprio studio di architettura e design. Sempre alla ricerca di nuovi spunti per illuminare la sua fama.
Oggi la Danese è anche una fucina di idee grazie all’apporto del contributo di creativi, che si confrontano liberamente, dando spazio a ogni sorta di idee e soluzioni. In termini di prodotto, Carlotta ha rimesso a catalogo alcuni progetti storici, a cui se ne sono aggiunti di nuovi. Da azienda dedita esclusivamente alla produzione di complementi d’arredo, la seconda vita di Danese dà spazio anche a sedie, tavolini e librerie. Al centro resta comunque l’illuminazione, territorio in cui la signora del design si muove particolarmente bene, come ha dimostrato nei quattro anni (2000-2004) in cui ha svolto il ruolo di amministratore delegato per il settore Brand Strategy & Development di Artemide, una delle aziende leader nella realizzazione di oggetti per l’illuminazione.
Nel 1970 Carlo inserisce in azienda il figlio maggiore Alberto, al quale delega progressivamente la responsabilità per il design management, e poi favorisce via via l'inserimento degli altri giovani della famiglia: gli altri due figli Michele e Alessio e il nipote Stefano, una iniezione di creatività e di freschezza che ha permesso alla Alessi di sviluppare quella politica di design excellence che l’ha resa un elemento di punta del fenomeno delle a livello internazionale.
Pubblicato da Giusy Fazio a 11/05/2011 11:00:00 AM Ma ciò che ha alimentato la sua fama è stata l’acquisizione, nel 1999, di uno dei marchi storici del design italiano, la Danese.
Un incontro quasi carmico: il suo anno di nascita coincide con quello della fondazione dell’azienda. Quando lo rileva, Danese è un marchio in decadenza, impolverato, ben lontano dai fasti che l’avevano contraddistinto negli anni d’oro, il ventennio compreso tra gli ani 60 e 70.
Bruno Munari, Lightbox con 24 vetrini per proiezioni dirette, anni sessanta, courtesy Archivio Storico della Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, Milano |
Nato nel 1957 come laboratorio artigianale per la vendita di oggetti unici nel complemento d’arredo, il gruppo fondato daBruno Danese e dalla fotografa Jacqueline Vodoz, sua compagna di vita,ha improntato la sua attività su un concetto di ricerca progettuale ed estetica.Un'impostazione esistenziale che ha fatto sì che attorno a loro si sia coagulato un mondo di persone e di cose cui è generalmente possibile riconoscere, come minimo comun denominatore, appunto il concetto di ricerca.
Jacqueline Vodoz nasce a Milano, studia in Italia, Svizzera e Inghilterra. Negli anni cinquanta inizia l'attività di fotografa. Bruno Danese nasce a Valdagno. Si trasferisce a Milano nel 1955. Nel 1957 fonda con Jacqueline Vodoz La Danese. Dal 1991, entrambi si dedicano, prima con l'Association Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, poi, con la Fondazione che porta i loro nomi, alla conservazione dell'intero patrimonio culturale e documentativo della Danese e delle Collezioni d'Arte.
Il gruppo vide nell’incontro con i progettisti Bruno Munari e Enzo Mari, l’evento determinate che lo farà entrare nella storia del design italiano. Portano la firma dei due designer alcuni prodotti diventati veri e propri oggetti di culto, come il mitico Cubo, il portacenere ideato da Munari nel 1957, o il ‘cestino in attesa’ pensato da Mari.
Il loro merito principale è quello di aver trasformato radicalmente la filosofia aziendale di Danese: dalla produzione di oggetti unici, destinati ad un’élite, si passa ad una produzione in serie.
In pratica, l’evoluzione coincide con un concetto che sta molto a cuore a Carlotta, quello di “design democratico”, ovvero accessibile a tutti. Il principio che vede l’uomo e i suoi bisogni al centro del processo di ideazione e produzione dell’oggetto. E che Carlotta de Bevilacqua non si stanca mai di ripetere insieme a quello di sostenibilità (“il design deve essere un ponte tra uomo e ambiente”). La Danese di Carlotta de Bevilacqua è infatti un’azienda che vuole aprire le porte ad una percentuale più grande del 10 per cento di umanità che oggi usufruisce del design.
Enzo Mari, Cestino "In attesa", 1971, Produzione DANESE |
Oggi la Danese è anche una fucina di idee grazie all’apporto del contributo di creativi, che si confrontano liberamente, dando spazio a ogni sorta di idee e soluzioni. In termini di prodotto, Carlotta ha rimesso a catalogo alcuni progetti storici, a cui se ne sono aggiunti di nuovi. Da azienda dedita esclusivamente alla produzione di complementi d’arredo, la seconda vita di Danese dà spazio anche a sedie, tavolini e librerie. Al centro resta comunque l’illuminazione, territorio in cui la signora del design si muove particolarmente bene, come ha dimostrato nei quattro anni (2000-2004) in cui ha svolto il ruolo di amministratore delegato per il settore Brand Strategy & Development di Artemide, una delle aziende leader nella realizzazione di oggetti per l’illuminazione.
Lampada a sospensione HBM, disegnata da Carlotta De Bevilacqua per Danese |
Link riferimento immagini
L'azienda Alessi è stata fondata da Giovanni Alessi nel 1921 a Omegna, paese sul lago d'Orta nelle prealpi novaresi.
Durante gli anni venti e trenta nella sua officina si creavano artigianalmente oggetti per la tavola e la casa realizzati con grande cura esecutiva in rame, ottone e alpacca che venivano poi nichelati, cromati e argentati. Molti tra gli innumerevolioggetti prodotti in questo primo periodo (come il servizio da tè e da caffè in alpacca argentata del 1921, il reggifiasco in ottone nichelato del 1926 o il vassoio per formaggi in alpacca lucida e vetro opalino del 1929) sono entrati a far parte della memoria collettiva e del passato di generazioni di italiani.
Il design, nel significato che si dà oggi a questo termine, fa la sua comparsa alla fine degli anni trenta con il primogenito di Giovanni, Carlo. Carlo si era formato come disegnatore industriale a Novara. A lui si devono la maggior parte degli oggetti entrati in catalogo tra la metà di quel decennio e il 1945, anno di presentazione del suo ultimo progetto: il servizio da tè e caffè ‘Bombé’, uno degli archetipi della prima epoca del design italiano.
Con gli anni cinquanta diventa direttore generale, e insieme al fratello Ettore comincia ad aprire l'azienda alla collaborazione con designer esterni tra cui Carlo Mazzeri, Luigi Massoni e Anselmo Vitale, autori di alcuni progetti di grande successo ancora in catalogo (come il
cocktail shaker n° 870 del 1957).
Enzo Mari, design Ufficio Tecnico Alessi", 1948 |
Negli anni 2000 Matteo, figlio di Michele, è stato il primo Alessi della quarta generazione che ha iniziato a lavorare nell’azienda. Una delle caratteristiche peculiari della Alessi oggi è la capacità di conciliare le esigenze (operative e oggettive) tipiche di una industria con la tendenza(intellettuale e spirituale) a considerarsi più un "laboratorio di ricerca nel campo delle arti applicate" che non una industria in senso canonico. Da qui deriva la sua instancabile attività di ricerca e sperimentazione, che l’ha portata, a partire dagli anni ’80, ad aprirsi anche a nuovi materiali e a nuove tecnologie: legno, porcellana e ceramica, plastica, vetro e cristallo, elettricità e elettronica.
Alessi - Enzo Mari - Dulband Ice Bucket
Alessi - Enzo Mari - Dulband Ice Bucket
Oliera “5070” (1978), Ettore Sottsass Produzione Alessi |
La Alessi ha prodotto nella sua storia oggetti disegnati da oltre duecento progettisti.
Tra i progettisti storici dell'azienda:Ettore Sottsass, Richard Sapper, Achille Castiglioni, Aldo Rossi, Michael Graves, Massimo Morozzi, Philippe Starck, Stefano Giovannoni e Guido Venturini, Enzo Mari, Jasper Morrison, Marc Newson, Ron Arad e Alessandro Mendini.
L’ ultima grande operazione di progetto è stata presentata in anteprima aNext, 8. Mostra Internazionale di Architettura 2002 alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano nell’aprile 2003: si tratta di “Tea & Coffee Towers”, ventidue servizi da tè e caffè, disegnati da altrettanti architetti internazionali.
Gli anni 2000 vedono una nuova evoluzione della Alessi: la collaborazione con altre aziende, in ambiti produttivi molto diversi da quello originario dei piccoli oggetti per la casa e la cucina, con l’ambizione di dare vita a nuove tipologie di oggetti caratterizzati da quel mix di eccentricità e stile, ludicità e cultura, ironia e eleganza che è diventato tipico del nome Alessi. I progetti in questa area riguardano gli orologi da polso “Alessi Watches” (con la giapponese SEIKO), le penne “AlessiPens” (con la giapponese Mitsubishi), la stanza da bagno “ILBAGNOALESSI One”(con la svizzera Laufen, la finlandese Oras e l’italiana Inda) e “ILBAGNOALESSI dOt” (con Laufen e Oras), le piastrelle in ceramica “Alessi
(con la tedesca Steuler Fliesen GmbH), l’automobile “Panda Alessi” (con FIAT), il tessile da casa (con l’italiana Bassetti), la tavoletta da WC “FreshSurfer” e “Kayak” (con la tedesca Henkel) e uno scenario completo di cucina“LACUCINAALESSI” (con le italiane Foster e Valcucine e la finlandese Oras).
Tiles”
Dal 2006 un importante cambiamento: tutta la produzione è stata riclassificata nei tre marchi Officina Alessi, Alessi e A di Alessi.
Con la linea Officina Alessi nasce un marchio esclusivo, destinato ad accogliere i prodotti più raffinati, i pezzi unici e le serie limitate, veri e propri capisaldi del design internazionale, frutto di ricerche innovative di cui Alessi si è sempre fattapromotrice.
Il tradizionale marchio Alessi continuerà invece ad accogliere il meglio della produzione industriale di serie del settore casalingo, in cui confluiscono l’impegno della Alessi sia sul fronte della qualità produttiva che su quello del design innovativo.
The Colander R M 03, di Ezo Mari
The Colander R M 03, di Ezo Mari
Infine, con A di Alessi, la “Fabbrica dei Sogni” intende perseguire una delle finalità originarie del design, ovvero offrire prodotti qualitativamente eccellenti ad un pubblico il più vasto possibile.
Link riferimento testo http://www.stile.it/articolo/oggetti-di-design-e-storia-del-marchio-alessi
Link riferimento immagini http://www.cugnolio.net/catalogo.aspx?catid=tavola
E.M. Il gioco dei 16 animali
ENZO MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1a ediz. pag. 36
PESCI differenti, tutti riconoscibili, che si compongono ad incastro aderendo perfettamente tra loro.
“ Un giorno, dunque, mi faccio venire la folle idea di realizzare un puzzle con 16 animali, tutti diversi e riconoscibili a prima vista - elefante ,ippopotamo, serpente, orso, giraffa, rinoceronte – che s’incastrino perfettamente l’uno con l’altro. Un progetto, come mi capita sempre, molto lungo e complicato .…. Parto da una lastra di legno intera, con l’obiettivo che le sagome degli animali si possano separare con una sega. La scatola che li contiene è di circa 30 x 40 cm , lo spessore degli animali 3 cm, cosi possono stare in piedi, essere disposti in modi divertenti e inaspettati, e diventare gli attori di una commedia dell’arte, il cui regista è il bambino.’’
Enzo Mari (Novara 1932) è uno dei designer più profondi, innovativi (e dissacranti) della seconda metà del ’900, tanto da aver influenzato ampiamente sia le nuove generazioni che i suoi stessi contemporanei, attraverso gli scritti, l’insegnamento, la produzione artistica e la creazione di prodotti, oggetti di arredo e giochi educativi.
Autore di pezzi che hanno fatto la storia del design, non solo italiano, ha vinto tre volte il “Compasso d'Oro”.
Mari è un artista che si confronta con la produzione industrializzata. Uno dei più eloquenti segni di questo dialogo tra arte e industria è il progetto per i 16 Animali, che risale al 1957, allorchè il Centro Studi e Progetti della Rinascente gli commissiona un gioco per bambini.
Mari parte dall’analisi dei giochi in legno della tradizione scandinava e trova un limite nell’uniformità dei pezzi : senza caratterizzazioni biomorfiche, un cane e un cavallo rischiano di essere distinti solo dalla variazione di scala, e dunque il gioco non attiva pienamente le facoltà cognitive del bambino. Egli considera il bambino in senso non anagrafico, bensì psicologico e concettuale.
Il “ fanciullino” può pertanto ritrovarsi anche nell’adulto e invogliarlo a riscoprire il gioco come orma di conoscenza, orientata all’invenzione di una storia aperta e non alla lettura di una favola già codificata.
Il progetto, completato per la società di design Danese, si configura come un puzzle in legno con figure scolpite di animali tra cui ippopotamo, giraffa, serpente, cammello che si uniscono per formare un rettangolo.
16 Animali, pensato nel ’57 come gioco per i figli venne messo poi effettivamente in produzione da Bruno Danese nel 1959. Questa lunga e proficua collaborazione ha portato allo sviluppo di oggetti rivolti all’utilità quotidiana, caratterizzati da una tale purezza che, nella loro apparente semplicità, parrebbero esistere da sempre.
Questa originalissima creazione di Enzo Mari evidenzia una doppia funzionalità: un oggetto puzzle e insieme un "gioco di costruzioni" che consente una libera composizione degli elementi.
Realizzato in legno pregiato e racchiuso in una scatola raffinata, sempre in legno, 16 ANIMALI può essere considerata una piccola scultura d'arte per la propria casa, gli elementi possono essere usati sia singolarmente sia in composizione fra loro. 16 animali differenti, tutti riconoscibili, che si compongono ad incastro aderendo perfettamente tra loro.
Dal punto di vista del design puro, i 16 Animali sono una prova da maestro : Mari crea 16 pezzi di legno ciascuno raffigurante un diverso animale, con orme caratterizzate e nettamente differenti, in parte ispirate alla scultura informale di Hans Arp. L’autore delinea i pezzi in maniera tale che l’uno fornisca in negativo parte della forma all’altro che gli sta vicino, attraverso il taglio unico e continuo di una spessa lastra in legno di forma rettangolare, che li comprende tutti come parti di un sistema d’insieme. Danese mette in produzione i 16 animali due anni dopo la loro progettazione. Poiché il mercato cui l’azienda si rivolge richiede un tipo di finitura che rende il prodotto finale piuttosto costoso, nel 1969 ne viene proposta una variante ottenuta mediante stampaggio di resina espansa, che ne riduce il costo finale.
Oggi è un oggetto prezioso, prodotto in legno da Danese in una serie limitata di 300 esemplari l’anno.
MISURE:cm 38 x 27 x 5,5 hPREZZO: € 362,00
In un secondo momento Mari disegna anche un’altra versione, 16 Pesci (1973).
In un secondo momento Mari disegna anche un’altra versione, 16 Pesci (1973).
I pesci, il cui spessore determina uno stabile equilibrio, possono essere usati in progressive relazioni di gioco.
Questo insieme non ha regole prestabilite in quanto lo stesso complesso delle relazioni formali simboliche che lo caratterizzano suggerisce al bambino il processo di relazioni adatte al momento del suo sviluppo evolutivo.
EDIZIONE LIMITATA A 200 ESEMPLARI OGNI ANNO
MISURE: cm 38 x 27 x 5,5h
PREZZO: € 369,00
GLI ANIMALI SONO IN LEGNO DI ROVERE
PRODUZIONE DANESE MILANO
Link di riferimento testo :http://unlimitedmatera.wordpress.com/tag/danese-milano/
Link riferimento immagini : http://unlimitedmatera.files.wordpress.com/2009/12/2009-05-28-enzo1.jpg
http://www.google.it/imgres?q=enzo+mari+16+pesci&hl=it&lr=lang_it&sa=X&rlz=1R2GGLL_it&noj=1&tbs=lr:lang_1it&tbm=isch&prmd=imvnso&tbnid=b4Qu97Hb_U8M5M:&imgrefurl=http://daidesignblog.com/%3Fp%3D3960&docid=XuocB36Jgny_GM&imgurl=http://www.daidesignblog.com/wp-content/uploads/2009/09/enzo-mari05.jpg&w=514&h=614&ei=dCe0TurGOYiTswacvNHTAw&zoom=1&iact=rc&dur=293&sig=100410148402740731628&page=2&tbnh=111&tbnw=93&start=29&ndsp=31&ved=1t:429,r:6,s:29&tx=67&ty=52&biw=1440&bih=817Pubblicato da Chiara Fugazzotto a 11/05/2011 12:35:00 AM
E.M. Il gioco delle favole (The fable game, 1965)
"I giochi migliori mi sembrano quelli che sviluppano la capacità di ogni bambino di produrre intelligenza. Da solo."
Animali della foresta, della savana, del bosco, animali della stalla e del cortile, direttamente importati da favole antiche o fiabe moderne, animali effigiati in una raccolta di tessere, in elegante custodia.
"Lo faccio per ampliare il principio che una storia si può interpretare in tanti modi diversi, e perchè mi annoia ripeterla sempre a macchinetta."
Tra i protagonisti delle favole sono stati scelti personaggi già visti nelle favole di Esopo e Fedro (entrambi autori di favole, il primo poeta greco, il secondo latino), come la rana oppure la volpe, rappresentati con la massima cura. Secondo Mari infatti, i libri per bambini non devono essere rappresentati secondo un linguaggio demenziale "stile bambino", anzi! Questi devono essere fatti con cura e con la migliore qualità possibile proprio per il rispetto dei bambini stessi.
Mari, da sempre interessato alla psicologia della visione e alla metodologia della progettazione, in qualità di designer, ricerca nuove forme e valori del prodotto industriale. La sua visione etica della società lo spinge alla ricerca di una coscienza onesta e spontanea che l’artista individua nella curiosità primigenia e libera da sovrastrutture dei bambini. La pedagogia in Italia aveva ricevuto una grande spinta dalle innovative ricerche di Maria Montessori, mentre nel campo del design Bruno Munari dedica all’età dell’infanzia buona parte della propria ricerca. Anche Mari sente che la purezza e la disponibilità al gioco del bambino ne fanno un interlocutore privilegiato per il disegno industriale.
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap II, PAG. 35
Enzo MARI, Il gioco delle fiabe, ediz. Corraini(collana Design e designers), settembre 2011, 6a ristampa, pag. 6 tavole |
Animali della foresta, della savana, del bosco, animali della stalla e del cortile, direttamente importati da favole antiche o fiabe moderne, animali effigiati in una raccolta di tessere, in elegante custodia.
Questo è Il gioco delle favole di Enzo Mari, Edizioni Corraini.
Quarantasei gli esemplari rappresentati, su entrambi i fronti di ciascuna delle sei tavole offerte. A carte sciolte, incise sopra e sotto, fessurate per essere incastrate l’una all’altra a piacimento, per ricostruire ambienti che riproducono la realtà come documentari o per creare teatri del tutto fantastici, dove è consentito a bambini e grandi di inventare una favola, mescolando gli elementi a disposizione. Perché accanto al soggetto principale, che occupa la parte centrale della tessera (leone o cavallo, puma o gallina, formichiere o poiana, volpe o orso…) s’affacciano altri soggetti complementari (il sole e la luna, uno scarpone e una gabbia, nove bambù, cinque sassi, una mela…) pronti a offrirsi per integrare una storia che è sul punto di essere inventata.
Quarantasei gli esemplari rappresentati, su entrambi i fronti di ciascuna delle sei tavole offerte. A carte sciolte, incise sopra e sotto, fessurate per essere incastrate l’una all’altra a piacimento, per ricostruire ambienti che riproducono la realtà come documentari o per creare teatri del tutto fantastici, dove è consentito a bambini e grandi di inventare una favola, mescolando gli elementi a disposizione. Perché accanto al soggetto principale, che occupa la parte centrale della tessera (leone o cavallo, puma o gallina, formichiere o poiana, volpe o orso…) s’affacciano altri soggetti complementari (il sole e la luna, uno scarpone e una gabbia, nove bambù, cinque sassi, una mela…) pronti a offrirsi per integrare una storia che è sul punto di essere inventata.
"Lo faccio per ampliare il principio che una storia si può interpretare in tanti modi diversi, e perchè mi annoia ripeterla sempre a macchinetta."
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap II, PAG. 35
Questo libro-gioco delle favole è stato progettato da Mari nel 1965, e ancora oggi è considerato uno dei più importanti e intelligenti giochi per stimolare la creatività, tanto da essere continuamente riproposto, come testimonia questa recente edizione. Non un libro da leggere, né da sfogliare, ma da comporre, scomporre, costruire: un’avventura che non finisce mai, giocata e inventata ogni volta dalle inesauribili possibilità creative di chi vi si inoltra. Le tavole a incastro diventano un mezzo per creare un “canovaccio architettonico” su cui esercitare la fantasia di piccoli e grandi.
La volpe e l'uva |
Mari, da sempre interessato alla psicologia della visione e alla metodologia della progettazione, in qualità di designer, ricerca nuove forme e valori del prodotto industriale. La sua visione etica della società lo spinge alla ricerca di una coscienza onesta e spontanea che l’artista individua nella curiosità primigenia e libera da sovrastrutture dei bambini. La pedagogia in Italia aveva ricevuto una grande spinta dalle innovative ricerche di Maria Montessori, mentre nel campo del design Bruno Munari dedica all’età dell’infanzia buona parte della propria ricerca. Anche Mari sente che la purezza e la disponibilità al gioco del bambino ne fanno un interlocutore privilegiato per il disegno industriale.
http://www.alicenelpaesedeibambini.it/alice/rubriche/recensioni/rec_sez/al/giocofavole.htm
http://www.lefavole.org/antiche.htm
http://www.lefavole.org/antiche.htm
Link riferimento immagini http://www.book-by-its-cover.com/childrens/il-gioco-delle-favole-the-fable-game
http://comitatocitta2000cs.myblog.it/archive/2009/06/10/la-volpe-e-l-uva.html
http://www.corraini.com/scheda_libro.php?id=182
IL GIOCO DELLE FAVOLE - Enzo Mari orange EDITIONS CORRAINI Little Fashion Gallery online shop
http://comitatocitta2000cs.myblog.it/archive/2009/06/10/la-volpe-e-l-uva.html
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IL GIOCO DELLE FAVOLE - Enzo Mari orange EDITIONS CORRAINI Little Fashion Gallery online shop
Pubblicato da Giusy Fazio a 11/04/2011 10:21:00 PM
E.M. DE CHIRICO, SIRONI, CARRA' - ERNESTO TRECCANI - MODUS OPERANDI
DE CHIRICO - CARRA' - SIRONI
"Intanto proseguo i miei studi a Brera, ma cosa sia davvero l'arte mi sembra ancora poco chiaro. Prendo a frequentare le gallerie, allora tutto in centro, che espongono i quadri di De Chirico, Sironi, Carrà, dei quali intuisco le qualità."
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap III, PAG. 25
La Pittura metafisica è una corrente pittorica del XX secolo che vuole rappresentare ciò che è oltre l'apparenza fisica della realtà, al di là dell'esperienza dei sensi. Per la sua palese figuratività, esente da qualsiasi innovazione del linguaggio pittorico, la Metafisica è da alcuni esclusa dal contesto vero e proprio delle avanguardie.
Protagonista e inventore di questo stile fu Giorgio De Chirico, secondo il quale, l’arte non si limita mai, anche quando sembra più aderente alla realtà, a descriverla, ma la interpreta. La pittura metafisica si esplicò nella rappresentazione di enigmatiche presenze, come ombre, statue di foggia classica, manichini. Sono oggetti riconoscibili, appartenenti alla realtà, che però nelle opere metafisiche intrattengono inedite relazioni sia tra loro che con lo spazio e con le architetture. Gli spazi pittorici sono silenziosi, sospesi in una dimensione atemporale.Esempio, che ne è anche un manifesto, sono "le muse inquietanti", dove tutti gli elementi hanno la funzione di devitalizzare la realtà: sono forme prese dalla vita, ma che non vivono assolutamente. Ricordano la vita dopo che essa è passata e ha lasciato come traccia solo delle forme vuote. Il tema non è ovviamente la morte come fine della vita, ma quella eternità immobile e misteriosa che va oltre l’apparenza delle cose. La vita è continua modifica nel tempo: osservare questa dinamica è capire le leggi fisiche che regolano l’universo.Le Muse Inquietanti_1918
Un'altro pittore metafisico molto importante, che si caratterizza per un percorso artistico diverso rispetto De Chirico, è Carlo Carrà.
Egli infatti aderì dapprima al Futurismo andando ad essere uno dei firmatari del Manifesto Futurista e, in un secondo momento, conoscendo De Chirico, prese parte al movimento metafisico.
Durante gli anni della guerra Carrà sviluppò uno stile volutamente ingenuo o "antigrazioso", ispirato alla solidità plastica dei trecentisti toscani ed a Henri Rousseau, esprimendo le proprie idee sui valori tattili: si impegna a mettere in evidenza la solidità e cerca di enfatizzare la tridimensionalità degli oggetti. La sua arte è poesia e da il senso del magico.
Durante gli anni della guerra Carrà sviluppò uno stile volutamente ingenuo o "antigrazioso", ispirato alla solidità plastica dei trecentisti toscani ed a Henri Rousseau, esprimendo le proprie idee sui valori tattili: si impegna a mettere in evidenza la solidità e cerca di enfatizzare la tridimensionalità degli oggetti. La sua arte è poesia e da il senso del magico.
La musa metafisica_1917
«Col progresso degli anni cresce, non sminuisce, questa abitudine di cercare la nostra armonia nelle cose che ci circondano, perché noi sentiamo che se dimentichiamo il reale perisce ogni ordine e proporzione e quella giusta valutazione della vita e dell'arte che alla fine, per chi vi si attiene, significa chiamare ancora una volta le cose coi nomi loro. Sono le cose ordinarie che operano sul nostro animo in quella guisa così benefica che raggiunge le estreme vette della grazia... Per cui noi opiniamo che una tale pacata felicità sia la più elevata ebrietà inventata dall'uomo; e che l'abbia inventata soltanto un uomo il quale abbia molto osservato, molto meditato e anche molto sofferto».
Carlo Carrà, Pittura metafisica, 1919
Stesso percorso, da Futurista a Metafisico, lo fece Mario Sironi.
Egli è una delle figure protagoniste del Novecento Italiano per l'incontro della sua inclinazione verso un'arte monumentale con i programmi del Fascismo, convinto che la pittura murale possa farsi strumento di educazione delle masse capace di comunicare loro valori attuali (quelli del Fascismo).
Sironi non esprime il meglio di sé in tale pittura, dal momento che i suoi contenuti non hanno quell'altezza che egli credeva di vedere nel Fascismo che, con il passare del tempo, si rivelerà del tutto privo di valori facendo cadere molto spesso i dipinti in una retorica vuota. Altre volte, al contrario, i contenuti fascisti trovano il loro linguaggio espressivo, sebbene in senso opposto rispetto a quello voluti dall'autore, in opere di dimensioni minori e non allegoriche.
Egli è una delle figure protagoniste del Novecento Italiano per l'incontro della sua inclinazione verso un'arte monumentale con i programmi del Fascismo, convinto che la pittura murale possa farsi strumento di educazione delle masse capace di comunicare loro valori attuali (quelli del Fascismo).
Sironi non esprime il meglio di sé in tale pittura, dal momento che i suoi contenuti non hanno quell'altezza che egli credeva di vedere nel Fascismo che, con il passare del tempo, si rivelerà del tutto privo di valori facendo cadere molto spesso i dipinti in una retorica vuota. Altre volte, al contrario, i contenuti fascisti trovano il loro linguaggio espressivo, sebbene in senso opposto rispetto a quello voluti dall'autore, in opere di dimensioni minori e non allegoriche.
Squadra d'azione
"La moderazione dei pochi colori tetri, la concentrazione degli uomini in camicia nera sul camion, i fucili e la bandiera che ne fuoriescono, suggeriscono con chiarezza quale violenta repressione sarà effettuata dalle "squadracce" contro i sostenitori della democrazia".
ERNESTO TRECCANI
" Poi ci sono le mostre sull' Informale degli epigoni della provincia italiana, che invece non capisco e non mi convincono, come del resto i pittori del neorealismo, quali Gabriele Mucchi o Ernesto Treccani"
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap III, PAG. 25
Il neorealismo coincide con la letteratura dell'antifascismo, della guerra, della Resistenza, della sorte postbellica, in quanto revisione e riscatto dei valori morali e civili che la politica fascista e la sua avventura internazionale avevano adulterato.
Treccani mentre è ancora studente alla facoltà di ingegneria, ha l'occasione di conoscere e frequentare pittori ed intellettuali dell' avanguardia artistica e di rottura nei confronti della cultura fascista: inizia così una attiva ricerca di un linguaggio alternativo allo stile del Novecento italiano, con l'intento di recuperare il naturalismo di tradizione lombarda.
Nei dipinti emerge e prende forma il gusto della narrazione favolistica e l'osservazione del dato oggettivo, il pittore si lascia trasportare, conservando apparenti caratteri di realtà, nelle regioni dell'immaginato, dell'immaginario e del fantastico.
"Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimerne la bellezza"
Ernesto Treccani, Arte per amore, ediz. Feltrinelli, 1978
MODUS OPERANDI
"Una mattina, su una bancarella, vedo un libretto:un'introduzione all'arte moderna di cui non ricordo più l'autore. Lo compro subito, pensando di aver scovato la mia Bibbia. E invece no. In compenso, mi serve a trovare un altro tesoro:il mio "modus operandi.""
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap III, PAG. 25
Modus Operandi è una locuzione latina, traducibile approssimativamente come "modo di operare" o "modalità operativa".
Il termine, il cui plurale è modi operandi, viene utilizzato in numerosissimi contesti, in particolare lavorativi, per indicare delle specifiche modalità operative relative a procedure o a generiche operazioni di lavoro, oppure a modi di agire.
L'espressione viene a volte usata ad esempio nel lavoro dei poliziotti per descrivere i tratti caratteristici e lo stile di operazione di un Criminale.
Il termine, il cui plurale è modi operandi, viene utilizzato in numerosissimi contesti, in particolare lavorativi, per indicare delle specifiche modalità operative relative a procedure o a generiche operazioni di lavoro, oppure a modi di agire.
L'espressione viene a volte usata ad esempio nel lavoro dei poliziotti per descrivere i tratti caratteristici e lo stile di operazione di un Criminale.
Link riferimento Testo:
DE CHIRICO, CARRA', SIRONI
http://it.wikipedia.org/wiki/Pittura_metafisica - Pittura metafisica - Wikipedia
http://www.visibilmente.com/02arti/storia_dell_arte/3/metafisica.html - Pittura Metafisica: storia dell'arte - Visibilmente
http://www.italiaculturale.it/pittura-metafisica/ - La pittura metafisica
http://www.francescomorante.it/pag_3/311ab.htm - Le Muse inquietanti
http://www.windoweb.it/guida/arte/biografia_carlo_carra.htm - CARLO CARRA' BIOGRAFIA Biografia Carrà
http://www.roberto-crosio.net/1_citta/CARRA_MILANO.htm - La Milano di Carrà futurista
http://kids.bo.cnr.it/irrsaeer/arte/annuario/sironi.html - Mario Sironi
ERNESTO TRACCANI
http://web.tiscalinet.it/appuntiericerche/Lett.Italiana/neorealismo.HTML - Il Neorealismo
http://www.windoweb.it/guida/arte/biografia_ernesto_treccani.htm - ERNESTO TRECCANI BIOGRAFIA e OPERE
http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Treccani
MODUS OPERANDI
http://it.wikipedia.org/wiki/Modus_operandi
Link riferimento Immagini:
http://www.arte.it/foto/orig/47/273-Le_Muse_Inquietanti_-_de_Chirico_-_1918.jpg
http://www.roberto-crosio.net/1_citta/CARRA_5.jpg
http://kids.bo.cnr.it/irrsaeer/arte/annuario/squadra.gif
http://www.windoweb.it/guida/arte/arte_foto/ernesto_treccani_11.jpg
E.M. studio "matto e disperatissimo", Omero, Platone
"Sette anni di studio matto e disperatissimo": sono queste le parole con cui Giacomo Leopardi descrive il periodo trascorso tra il 1809 e il 1816 nella ricca biblioteca paterna, che consentirà alla sua cultura una vastità e una sicurezza straordinarie, a prezzo però di irreparabili danni alla sua struttura fisica. Dedicandosi giorno e notte allo studio e alla scrittura, Leopardi imparò perfettamente il latino e, senza aiuto di maestri, il greco e l'ebraico e, seppur in modo più sommario, francese, sanscrito e inglese. Sempre in questi anni compone le sue prime opere, dimostra un grande interesse per la filologia e si esercita con la traduzione di alcuni classici.
A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820, olio su tela, Recanati Casa Leopardi
Tra questi spiccano le opere di Omero, il poeta greco autore dei due massimi poemi epici della letteratura greca antica: l'Iliade e l'Odissea.
Secondo la leggenda Omero fu un cantore cieco, che di città in città andava raccontando le sue storie."La ricerca dell'essenziale diventa la mia ossessione. Una molla che scatta se leggo Omero e inizio a riflettere su come l'Iliade e l'Odissea siano nate dalla trascrizione di poemi sulla storia dell'uomo e di miti delle origini tramandati a voce da antichi cantori che, di volta in volta, ne hanno limato i versi, introducendo una parola più esatta al posto della precedente."
da Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz, pg.27
La critica attuale ritiene di poter collocare l'origine dei poemi in età micenea fino a giungere a una trasmissione scritta intorno all'VIII sec. a.C. L'Iliade, la cui composizione è attribuita all'età giovanile di Omero, narra le vicende di un breve periodo della storia della guerra di Troia, accadute nei cinquantuno giorni dell'ultimo anno di guerra. L'ira di Achille è l'argomento portante del poema, attorno alla quale si snodano le varie aristie, ovvero le narrazioni di gesta d'altri eroi e le teomachie(battaglie di dei). L'eroicità è riconosciuta come accento fondamentale dell'opera e per Omero eroico è tutto ciò che va oltre la norma, nel bene e nel male e per qualunque aspetto.
L'Odissea racconta invece le avventure di Odisseo, re di Itaca, nel viaggio di ritorno in patria dopo la guerra contro la città di Troia. Gli avvenimenti non seguono un ordine cronologico e il lettore viene a conoscenza delle vicende mediante numerosi flashback. I temi sono meno legati all'eroismo, prevalgono piuttosto lo spirito di avventura, la curiosità, l'intelligenza del protagonista, la patria, la famiglia.
L’Iliade e l’Odissea, già nell'antichità, erano considerate vere e proprie enciclopedie del sapere, in quanto erano contenute in esse precetti di strategia militare, di religione, di architettura, di medicina. Tramite l’attività rapsodica, ovvero dei cantori, si tramandava tutto il sapere (morale e tecnico) che era necessario conoscere per essere accettati all’interno della comunità.Omero e la Sua Guida, di William-Adolphe Bouguereau (1825–1905)
Proprio per tale ragione Platone, nel suo Ione, chiamerà in causa queste due celebri opere per sferrare il primo colpo al ruolo educativo che rivestiva la poesia ai suoi tempi. La poesia, a causa della sua funzione didascalica, rappresenta agli occhi di Platone un notevole pericolo: proprio la poesia è, infatti, lontana dall’arte e non ha nulla da insegnare a chi ascolta. Essa, infatti, è ingannatrice e non fa che ottenebrare la mente di chi la sente suscitando passioni irragionevoli. Essa deve essere abbandonata come deposito della cultura perché, essendo ispirata dal dio non comporta nessuna vera scienza umana, nessun vero insegnamento.
Il filosofo greco Platone si colloca del resto in un periodo critico della storia greca (IV sec. a.C.) che corrisponde al tramonto dell'età di Pericle, una fase delicata di cambiamento politico e sociale. Anche per questa ragione egli avverte la necessità di una rifondazione generale dell'esistenza umana, esplicitando un interesse pedagogico connesso a quello politico (la Repubblica come modello ideale di comunità politica e la filosofia al potere) e gnoseologico (elaborazione della teoria delle idee).
Per Platone esiste una realtà immutabile ed eterna, che è fondamento e causa della realtà sensibile e che é conoscibile da parte dell'uomo. Esiste "il bene" come supremo valore e "il giusto" é considerabile come la norma morale dell'agire.
Di fronte al relativismo sofistico, Platone sostiene la necessità di giungere a un sapere che sia risposta autentica alle domande dell'uomo, quindi a una filosofia intesa come sapienza e conquista del vero.
Platone, particolare della Scuola di Atene di Raffaello
Riferimenti bibliografici:
N.Abbagnano,G.Fornero, Itinerari di filosofia vol.1A, ed.Paravia, Milano, 2002, pg.144-145
R.Luperini, P.Cataldi, L.Marchiani, V.Tinacci, La scrittura e l'interpretazione, ed.Palumbo, 2004, pg.463
B.Panebianco, A.Varani, Orizzonti (Epica), Zanichelli, Bologna, 2000, pg. 6, 32-33
Link di riferimento testo:http://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi
http://it.wikipedia.org/wiki/Iliade
http://it.wikipedia.org/wiki/Ione_(dialogo)
Immagini tratte da:http://it.wikipedia.org/wiki/Iliade
http://it.wikipedia.org/wiki/Ione_(dialogo)
http://it.wikipedia.org/wiki/File:William-Adolphe_Bouguereau_(1825-1905)_-_Homer_and_his_Guide_(1874).jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4a/Plato-raphael.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c6/Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg/
Pubblicato da Federica Cilea a 11/05/2011 09:05:00 AM
Kazimir Severinovič Malevič - Il Suprematismo
Kazimir Severinovič Malevič nasce il 23 fennraio 1878 (Kiev- Ucraina). Arrivato a Mosca nel 1904 inizia a frequentare i vivaci ambienti dei movimenti artistici dell'avanguardia. I suoi compagni sono Kandinskij, Larionov, ma nel 1913 insieme al compositore Mikhail Matiushin e con lo scrittore Aleksej Eliseevič Kručënych , redige il manifesto dei Primo Congresso Futurista. La pittura, in questo periodo, diventa costruzione basata sulle proprietà interne di ciascuna forma non-oggettiva, concepita come una specie di essere indipendente.
Il Quadrato nero fu definito da Malevic come lo zero delle forme, l’elemento base del mondo e dell’esistenza. Diventa, così, il simbolo di un’esistenza diversa, non-oggettiva, completamente libera dalla materialità dell’esistenza terrena.
Malevic vuole arrivare ad un’arte ‘leggera’, libera da raffigurazioni concrete, cinetica e forse, in definitiva, invisibile. "Solo quando rimuoveremo dalla coscienza l’abitudine di vedere nei dipinti cantucci di natura, Madonne e Veneri, potremo fare l’esperienza di un mondo puramente pittorico. Io ho trasformato me stesso nello zero della forma, mi sono tirato fuori dalla fetida palude dell’arte accademica". Con queste parole K. Malevic, pittore, poeta e teorico, apriva il suo Manifesto Suprematista.
Malevič toccò diversi movimenti pittorici; naturalismo, simbolismo, primitivismo, impressionismo, cubismo e futurismo, ma è grazie a questi ultimi due che l’artista è potuto giungere al Suprematismo della pittura, al trionfo visivo riportato dall’essenzialità delle forme prodotte dalla ragione creatrice.
Infatti la radice cubista, tra le varie sperimentazione dell’artista, è fondamentale nello sviluppo dell’arte di Malevič, in quanto, attraverso l’annientamento dell’oggetto, si intraprende un percorso che conduce alla pittura pura; infatti i cubisti, grazie all’atomizzazione e alla polverizzazione dell’oggetto, sono andati oltre il campo figurativo e a partire da quel momento è iniziata una cultura puramente pittorica. Infatti Malevič dichiara di aver compreso come la cultura pittorica debba passare attraverso la non-oggettività, attraverso un percorso che non offre forme già pronte.
Con il termine Suprematismo accompagnato dall’aggettivo ‘non oggettivo’, Malevič vuole sottolineare l’essenza ontologica della sua pittura, affermando la supremazia della pittura pura capace di pervenire a un nuovo stadio dell’esistenza “ qualunque piano della pittura è più vivo di un volto in cui campeggiano due occhi e un sorriso”, questo significa che per l’artista l’arte non appartiene al dominio del percepibile e che la pittura ha definitivamente abbandonato il visibile: il realismo riconosceva un’identità tra la cosa e il visibile. Malevič ha infranto tale identità.
Il suprematismo veniva diviso, in sostanza, in tre fasi o periodi: "Il suprematismo nel suo sviluppo storico ebbe tre stadi, nero, colorato e bianco", scriveva il pittore nel libro: "Suprematismo. 34 disegni" (Vitebsk, 1920). La fase "nera" cominciava con tre forme: quadrato, croce e cerchio. Il quadrato nero divenne l’immagine primigenia e da questo attraverso scissioni e trasformazioni si formavano le successive composizioni. Dal quadrato, quindi, attraverso slittamenti e spostamenti, si formava la croce; poi quello stesso quadrato, ruotando intorno al proprio centro geometrico, diventava un cerchio.
Il Quadrato nero fu definito da Malevic come lo zero delle forme, l’elemento base del mondo e dell’esistenza. Diventa, così, il simbolo di un’esistenza diversa, non-oggettiva, completamente libera dalla materialità dell’esistenza terrena.
Per Suprematismo, Malevic intende quindi, la supremazia della sensibilità pura: un’arte non-oggettiva, non descrittiva, puramente spirituale e contemplativa delle ragioni del colore.
Bibliografia: http://www.centroarte.com/Malevic%20Kazimir.htm; http://www.artgalleryinrome.eu/Malevic.html; http://www.confidenzialmente.com/racconti/k.s.malevic_samorodok.htm; www.unipa.it/~estetica/download/DiGiacomo.pdf; www.unipa.it/~estetica/download/DiGiacomo.pdf
Per le immagini: http://whirledview.typepad.com/whirledview/2008/01/russia-watching.html; http://www.studioeraarte.it/simona_capitolo10.html;
Pubblicato da roberta.filocamo a 11/15/2011 10:46:00 PM
“Negli anni successivi, inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi – Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR ( Gian Luigi Banfi, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers)-per disegnare a mano le tavole prospettiche, e realizzare quelli che oggi si chiamano rendering. Entrare i contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale.”
ENZO MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz., pg. 25
"Giò Ponti E' l’eccellenza italiana: il design l’ha ideato" (rivista mensile kyoss febbraio 2011 anno 11 numero 108. Editore, Art Director e Direttore Responsabile: Simone Pavan)
G. Ponti, immagine rivista Domus,1959 |
Architetto e designer milanese (1891-1979). Laureatosi al politecnico di Milano, divenne produttore di ceramiche Richard-Ginori. Dal 1923 al 1930, ha trasformato l'azienda in un modello di eccellenza del design industriale da forme semplici decorazione ceramica con eleganti motivi in stile neoclassico. "L'industria è lo stile del 20 ° secolo, la sua modalità di creazione", scrive Ponti dopo aver vinto il Grand Prix al Paris Expo 1925. Fondatore nel 1928 della rivista Domus.
Ponti curò l'allestimento della Biennale della Arti Decorativa - prima a Monza e poi Milano come la Triennale - che ha costituito una vetrina il meglio del design italiano. Il suo lavoro si è esteso a scenografie e costumi per il Teatro alla Scala di Milano, alla sinuosa macchina da caffè Pavoni nel 1948 (immagine in basso a sinistra), che divenne dal dopoguerra in Italia la cultura del caffè. Nel 1957 Distex sedia Superleggera (ispirato al tradizionale Chiavari sedie, Ponti aveva visto in riva al mare, ma così forte e chiaro che un bambino potrebbe sollevare con un dito una singola sedia) ha progettato per Cassina è rapidamente diventato classici del periodo. Eclettico e fecondo, sin dagli esordi ha coniugato classicità e modernità, tradizione e innovazione, artigianato e industria. Ha apprezzato il moderno amando la decorazione. Ha guardato al passato e intuito il futuro.
Apre in Italia la strada all’industrial design di qualità, incrociando lungo il percorso personaggi quali Nervi, Fornasetti, Mollino. Collaborando con aziende quali Richard Ginori,Cassina, Venini, Olivari, FontanaArte.
G.Ponti, la macchina da caffè Pavoni,1948 |
G. Ponti, sedia Superleggera,1957 |
La Superleggera, ha una struttura in frassino naturale o verniciato nero o bianco, con sedile in canna d'india. Leggera e robusta venne testata con lancio dal quarto piano, rimbalzando come una palla. Ponti la definisce "sedia normale, semplice (…) cui non dare gli attributi razionale, moderno, organico, prefabbricato".
Il mobile in cristallo è l 'immagine pura, incorruttibile, del "grande oggetto di lusso". Nel '30 Ponti disegna per Fontana il "grande tavolo " (piano in specchio nero, gambe in cristallo inciso) presentato alla IV Triennale di Monza. Nel '31 parte la serie pontiana dei mobili a specchio, "mobili d 'eccezione ", e, per di più, compaiono i primi mobili totalmente trasparenti in "tutto cristallo ".
Piastrella, la “quattro volte curva” passata alla storia con il nome di Triennale, subito divenuta un’icona della ceramica moderna e un punto di riferimento nel mondo del design. Un simbolo quello della Triennale che da mezzo secolo rappresenta il forte legame tra la produzione Marazzi e il mondo dell’architettura e del design.
G. Ponti scala all'interno del salone "L' Ange Volant" |
L’Ange Volant, a Charches, progettata nel 1927 da G. Ponti per T. Bouilhet, proprietario di Christofle, è l’unico progetto di G. Ponti in Francia. Lo stile è semplice e moderno, una “casa all’italiana” con citazioni del Palladio, l’architetto prediletto di Ponti.
Elemento decorativo importante del salone è la scala disegnata da G. Ponti per “L’Angel Volant” .
Ponti disegnò tutti i mobili e i dettagli decorativi degli interni: come il tavolino rotondo, sul quale sono posati un busto ellenico antico, e una teiera-samovar di Christofle.
G. Ponti, immagine dell'interno "L' Ange Volant" |
La balaustra decorata della scala,conduce a quello che Ponti chiamava “La galleria”. Il dipinto in cima alla scala è di Ponti “La Giulia buona e la Giulia cattiva”raffigurante la moglie di Ponti sorridente e arrabbiata. Sul soffitto Ponti raffigurò i profili di T. Bouihet e C. Borletti, la bandiera italiana e francese e la “B” intrecciata dai cognomi.
Nell' immagine a sinistra, sopra la cornice del camino,in una nicchia semicircolare, c’è il vaso di porcellana con fregi dorati, disegnati da Ponti e prodotti da Richard-Ginori. Le appliques della Chistofle hanno il motivo grafico della freccia, ricorrente nei progetti pontiani.
http://www.giopontiarchives.org/
http://atcasa.corriere.it/designer/gio-ponti.shtml
http://designmuseum.org/design/gio-ponti
http://atcasa.corriere.it/Le-case/I-maestri/2008/06/03/gio_ponti_3.shtml
http://www.kyossconcept.it/KYOSS_files/KyossFeb.pdf (vedi pag. 4, 28 e 29)
http://atcasa.corriere.it/Le-case/I-maestri/2008/06/03/gio_ponti_3.shtml
http://www.kyossconcept.it/KYOSS_files/KyossFeb.pdf (vedi pag. 4, 28 e 29)
Immagini tratte da:
http://www.giopontiarchives.org/quadro1.html
http://atcasa.corriere.it/Le-case/I-maestri/2008/06/03/img/gio_ponti_02.jpg
http://atcasa.corriere.it/Le-case/I-maestri/2008/06/03/img/gio_ponti_04.jpg
http://atcasa.corriere.it/Le-case/I-maestri/2008/06/03/img/gio_ponti_05.jpg IMMG.3
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Pubblicato da Enza Lacopo a 11/14/2011 08:30:00 PM
“Finalmente arriva il gran giorno e m’iscrivo al corso di pittura, tenuto da Aldo Carpi, che m’impartisce le prime indicazioni tecniche su come stendere la tela sul telaio, prepararla e così via.”
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2011, pag.24
Aldo Carpi
Aldo Carpi, uno dei maggiori pittori e scultori italiani, nasce a Milano in 6 ottobre 1886. In seguito alla sua precoce passione per la pittura a soli dodici anni diventa allievo del pittore Stefano Bersani. Dopo aver raggiunto la maturità classica si iscrive all'Accademia di Brera. Si diploma nel 1910 con il massimo dei voti nella scuola di nudo e due anni dopo espone alla Biennale di Venezia. L'anno successivo un suo quadro, "Dopo cena", viene premiato ed acquistato per la Galleria di Palazzo Pitti. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, nonostante egli fosse contrario alla guerra, chiede di partire per il conflitto. Viene inviato in Albania, dove inizia una serie di disegni che spedisce a casa. Si sposa durante un periodo di licenza, e successivamente riparte per la Serbia e continua i suoi disegni, dove ritrae il crudo orrore della guerra. Nel 1944 viene deportato nel campo di concentramento di Mathausen, e poi a Gusen. Si salverà grazie alla sua arte, così il pittore tornerà in Italia l'anno successivo. Alla fine del conflitto riprende a pieno il suo lavoro e nel 1930 gli viene assegnata la cattedra di pittura all'Accademia di Brera, e proprio qui viene a contatto con Enzo Mari. La sua vicenda della deportazione e dell'arresto è raccontata nel "Diario di Gusen". Nella sua lunga ed operosa esistenza, Aldo Carpi ha ottenuto numerosi riconoscimenti, ha partecipato a mostre in prestigiose gallerie di numerose città italiane ed anche europee. Aldo Carpi muore a Milano nel 1973.
Aldo Carpi
Aldo Carpi, uno dei maggiori pittori e scultori italiani, nasce a Milano in 6 ottobre 1886. In seguito alla sua precoce passione per la pittura a soli dodici anni diventa allievo del pittore Stefano Bersani. Dopo aver raggiunto la maturità classica si iscrive all'Accademia di Brera. Si diploma nel 1910 con il massimo dei voti nella scuola di nudo e due anni dopo espone alla Biennale di Venezia. L'anno successivo un suo quadro, "Dopo cena", viene premiato ed acquistato per la Galleria di Palazzo Pitti. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, nonostante egli fosse contrario alla guerra, chiede di partire per il conflitto. Viene inviato in Albania, dove inizia una serie di disegni che spedisce a casa. Si sposa durante un periodo di licenza, e successivamente riparte per la Serbia e continua i suoi disegni, dove ritrae il crudo orrore della guerra. Nel 1944 viene deportato nel campo di concentramento di Mathausen, e poi a Gusen. Si salverà grazie alla sua arte, così il pittore tornerà in Italia l'anno successivo. Alla fine del conflitto riprende a pieno il suo lavoro e nel 1930 gli viene assegnata la cattedra di pittura all'Accademia di Brera, e proprio qui viene a contatto con Enzo Mari. La sua vicenda della deportazione e dell'arresto è raccontata nel "Diario di Gusen". Nella sua lunga ed operosa esistenza, Aldo Carpi ha ottenuto numerosi riconoscimenti, ha partecipato a mostre in prestigiose gallerie di numerose città italiane ed anche europee. Aldo Carpi muore a Milano nel 1973.
“A mio modo, sono un bravo allievo: nel 1952 vincerò anche un premio del Centro San Fedele per i miei progetti di scenografie, giudicate modernissime, per due opere di Puccini e Calderòn de la Barca.”
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2011, pp. 24,25
Giacomo Puccini
Giacomo Puccini nasce a Lucca nel 1858 da una famiglia di musicisti da cinque generazioni. Egli dimostra molto talento nel campo della musica, già da bambino. Ottiene una borsa di studio per il conservatorio di Milano; la madre desiderosa di continuare le tradizioni familiari, lo manda a Lucca per studiare presso un istituto musicale. Nel 1876 decide di dedicarsi al teatro musicale dopo aver assistito alla rappresentazione dell’Aida di Verdi a Pisa. E’ proprio in questo periodo che inizia a comporre. Nel 1883 partecipò al concorso per opere in un atto indetto dall’editore Sonzogno. Le Villi non vinse il concorso, ma l’anno seguente l’opera venne rappresentata al Teatro del Verme a Milano. Il successo della sua carriera arriva con la sua terza creazione, Manon Lescaut, inoltre sarà l’inizio della collaborazione con Illica e Giacosa, i quali comporranno i libretti delle sue successive tre opere, le più famose e rappresentate del teatro pucciniano. La prima, La bohèm, è l’opera più celebre dell’artista. Le doto di Puccini furono soprattutto drammatiche. La sua intensa e visibile vena teatrale e le sue opere immortali, ci restituiscono un teatro ancora modernissimo, gra anticipatore, per certi versi, della sensibilità cinematografica. Inoltre, Puccini possedeva un gusto eccezionale per il colore timbrico strumentale e un senso melodico molto sviluppato che lo ha reso unico. Le sue opere rappresentano la tradizione operistica italiana al suo grado più alto.
Pedro Calderòn de la Barca
Pedro Calderòn de la Barca, nasce a Madrid nel 1600. Fu uno dei maggiori drammaturghi spagnoli. La sua vocazione teatrale ebbe inizio nel 1623 con la sua prima commedia Amor, honory poder. I temi principali della civiltà spagnola del 1600 sono lo scenario della sua produzione teatrale, ovvero: la devozione alla fede cattolica, la fedeltà dovuta al sovrano e il rispetto dell’onore; il tutto è accompagnato dal pessimismo della Controriforma, che implica il senso della vanità della vita e del successo terreno. Compose 120 commedie, 80 autus e altri lavori teatrali minori. Gli autus, sono sacre rappresentazioni in un atto, che trattano episodi religiosi, infatti inizierà a comporli dopo essere stato ordinato sacerdote. I suoi drammi possono essere divisi in due categorie: i soggetti storici e quelli di invenzione più originale, filosofici. Capolavoro dei drammi filosofici è La vita è un sogno, del 1635, che teorizza l’importanza del libero arbitrio e della ragione umana contro il fatalismo.
Sitografia di riferimento:
Sitografia di riferimento:
http://www.arcadja.com/auctions/it/carpi_aldo/prezzi-opere/42075/
http://digilander.libero.it/francescocoluccio/triangolo/2000/carpi.htm
http://digilander.libero.it/francescocoluccio/triangolo/2000/carpi.htm
L' existenzminimum ed alcuni esempi
L’ Existenzminimum ed alcune sue applicazioni
Alla fine della Grande Guerra, il bisogno di risolvere la pressante domanda di alloggi metteva in primo piano la necessità di pensare ad un mercato abitativo di piccole dimensioni con elevate caratteristiche di funzionalità, allo scopo di generalizzare il diritto alla casa alle masse meno abbienti dei cittadini.
Le sperimentazioni compiute in quelle circostanze portarono alla realizzazione, nella città di Francoforte, di Siedlungen, complessi residenziali costruiti alla periferia di varie città tedesche caratterizzati da essenzialità e schematizzazione formale, massima apertura verso l'esterno, impostazione rigorosamente funzionale della viabilità e dei servizi generali.
In linea col tentativo di conciliare spazi minimi ed elevata
apparvero nello stesso periodo anche i primi studi di ergonomia
domestica, come quelli sulle cucine ad opera di Christine
Frederick, che introdusse il concetto di ergonomia e di piano
unico come possibili soluzioni per una cucina maggiormente
efficace e capace di rispondere all'esigenza di inserire le ultime
innovazioni tecnologiche in spazi alquanto ridotti.
Immagine e schema di una “cucina razionalizzata”
Il secondo congresso internazionale di architettura moderna (CIAM), tenutosi nella città di Francoforte nel 1929, il cui tema era “Die Wohnung für das Existenzminimum” ( l'abitazione per il minimo vitale ) tra i quali partecipanoWalter Gropius, Le Corbusier e Victor Burgeois, coronerà e segnerà il culmine di questo intenso periodo di sperimentazioni edilizie in suolo tedesco.
L’idea portante che venne fuori dal CIAM II è che l’architettura avrebbe potuto reggere il confronto con il repentino cambiamento di scenario connesso all’industrializzazione solo se fosse stata in grado di rifondarsi sulla base di processi razionalizzati. In pratica, per sapere se una proposta spaziale era giusta o scorretta, non si poteva che indagarla sulla base di criteri oggettivi connessi da un lato ai fatti produttivi e dall’altro alle azioni dell’abitare.
L’ottimizzazione di entrambe passava attraverso il metodo, che se programmato in maniera logica ed applicato con rigore, consente di scomporre il processo in procedure, in maniera da avere come risultato singoli elementi costitutivi rispondenti (strettamente aderenti) alle specifiche necessità.
Sul piano concreto, per conciliare l’obiettivo di ottimizzare le superfici abitative, standardizzare i componenti e infine garantire il comfort ergonomico, bisognava ridurre gli spostamenti ed i movimenti inutili. Il corpo ed i suoi movimenti vengono così tradotti in standard dimensionali, i bisogni elementari vengono organizzati per gruppi e infine, come conseguenza, lo spazio viene strutturato secondo le varie posizioni ed i relativi percorsi. Tutto ciò che nell’abitare pareva non rispondesse a canoni di razionalità ed efficienza, viene espulso come spreco superfluo dannoso sul piano produttivo ma anche culturale.
Le unitè d'habitation di Marsiglia
Le Corbusier, nel 1923, nell’opera “Vers une architecture”, aveva
definito la nuova abitazione come una “macchina per abitare”,
intendendo con questo una casa le cui funzioni erano state esaminate
a partire dalle questioni più basilari e ridotte agli elementi essenziali.
Come Gropius, anche Le Corbusier era intento, negli stessi anni, alla
ricerca ed all’utilizzo di metodi di produzione in serie al fine di risolvere
la crisi delle abitazioni degli anni del Dopoguerra.
Due prototipi delle sue speculazioni furono la Ville Radieuse e la
Ville Contemporaine nelle quali Le Corbusier aveva intrapreso una
riflessione sul tema della vita collettiva nella nuova società industriale.
piante a diversi livelli diagramma unità
di Marsiglia, realizzata tra il 1947 ed il 1953.
La struttura portante é realizzata in cemento armato che si eleva su una
vasta piattaforma, definita da Le Corbusier: "Sol Artificiel". Si distinguono
23 diversi tipi di alloggi, adeguati a varie esigenze: per persone singole,
per coppie, per famiglie con 2, 4 o piú figli. Il settimo ed ottavo piano sono
occupati per la maggior parte della superficie da servizi collettivi, da negozi
di prima necessità e da un albergo. Sul tetto giardino sono disposti servizi
ausiliari come: l´asilo nido, la palestra, un bar con solarium, piscina per
piccoli, un angolo giochi.
All´interno Le Corbusier insiste sul significato del legame della vita familiare
per cui le camere dei figli hanno la parete divisoria scorrevole e la cucina sezioni trasversali
é separata dalla zona pranzo da bassi elementi di arredo. Domina la tendenza
La cellula interna si sviluppa su due piani di diversa grandezza; quello minore
destinato alla zona diurna, mentre il maggiore contiene le camere da letto.
Data la diversa profonditá dei due piani ogni cellula s´incastra con una
complementare, impegnando cosí l´altezza di tre piani. In quello longitudinale
corre un corridoio interno che dá accesso ai due alloggi.
Le cabanon de Le Corbusier à Roquebrune-Cap-Martin
L’opera forse più significativa risale ai più tardi anni ’50: si tratta del Cabanon che Le Corbusier fece costruire a Roquebrune-Cap Martin, sulla Costa Azzurra, per sé e per la propria moglie. Quello che Le Corbusier chiamava “château sur la Côte d’Azur” è in realtà un piccolo monolocale di 3,66x3,66 metri, alto 2,26 contenente al suo interno una zona giorno, un posto letto, un locale wc e uno spazio per la toletta: un eccellente esempio di alloggio minimo.
Lo spazio di 336 x 336 centimetri è diviso in quattro rettangoli uguali che delineano le diverse aree funzionali (camera, pasto, servizi igienici ...) e regolano strettamente la posizione dei mobili. Questi ultimi si trovano nella parte periferica della stanza, il centro rimane libero.
Pianta Schizzo dell’ interno Foto dell’interno
Le Corbusier, P. Jeanneret, quartiere “weissenhof”, Stoccarda 1927
Distribuzione in linea con elementi ortogonali contenenti la scala. Classificazione in altezza degli ambienti.
Al piano d’ingresso, risultante dalla pendenza del terreno, ampia terrazza e servizi sussidiari (cantina, deposito, acquaio, ecc.). Al primo piano il nucleo vero e proprio d’alloggio con servizi concentrati e letti in nicchia prospettanti il soggiorno che occupa, in lunghezza, la quasi totalità del corpo di fabbrica. Al piano superiore un’ampia terrazza panoramica sistemata a giardino. Soluzione di eccezione, tanto per la prevalenza delle ampie superfici all’aperto integranti l’alloggio, quanto per la disposizione, in un unico complesso abitabile delle unità letto e del soggiorno, in parte separabili mediante chiusure scorrevoli. Ampia dotazione di armadi concentrati per ogni unità letto.
Nel corpo ortogonale contenente la scala trovano sistemazione eventuale uno studio (piano terreno), una biblioteca (primo piano), un soggiorno sussidiario (piano superiore).
Superficie abitabile diurna: mq. 29.05
Superficie abitabile notturna: mq. 24.75
Disimpegni: mq. 12.32
Superfici servizi mq. 13.00
Totale superficie alloggio mq. 78.12
Ambienti sussidiari mq. 44.75
Terrazze mq. 109.20
Numero letti normale: 4
Numero letti massimo: 5
Piano terra Primo piano Terrazza
Superficie abitabile diurna: mq. 16.74
Superficie abitabile notturna: mq. 25.77
Disimpegni: mq. 10.70
Superfici servizi mq. 10.61
Totale superficie alloggio mq. 63.82
Numero letti normale: 5
Numero letti massimo: 6
Cellula abitativa discussa al CIAM
Walter Gropius, casa sperimentale, Weissenhofsiedlung, Stoccarda 1927
Schema costruttivo a blocco su reticolo modulare. Distribuzione ai piani degli ambienti di uso diurno e notturno con relativi servizi. Scala sull’ ingresso.
Superficie abitabile diurna: mq. 30.72
Superficie abitabile notturna: mq. 57.30
Disimpegni: mq. 24.75
Superfici servizi mq. 48.94
Numero letti normale: 8
Numero letti massimo: 9
Piano terra Primo piano Foto di repertorio
J. J. P. OUD, Stoccarda 1927
Alloggi associati a schiera con orientamento costante. Soluzione caratterizzata dallo sviluppo naturale dei servizi al piano terreno (deposito biciclette, lavatoio, ripostiglio, ampia cucina attrezzata) disposti in modo da racchiudere, tra due alloggi contigui, un piccolo cortile aperto. Al piano superiore, il gruppo delle camere da letto con servizi igienici completi e gabinetto indipendente ventilati artificialmente.
Superficie abitabile diurna: mq. 17.48
Superficie abitabile notturna: mq. 20.38
Disimpegni: mq. 11.23
Superfici servizi mq. 24.95
Totale superficie alloggio mq. 74.04
Numero letti normale: 4
Numero letti massimo: 5
Piano terra
Primo piano Foto d’ archivio
domenica 13 novembre 2011
E.M. OCTAVE MIRBEAU, IL GIARDINO DEI SUPPLIZI - J.S. BACH, LE VARIAZIONI GOLDBERG, CENNINO CENNINI
OCTAVE MIRBEAU - IL GIARDINO DEI SUPPLIZI
Le Variazioni Goldberg scritte da J. S. Bach tra il 1741 e il 1745 e pubblicate a Norimberga dall' editore Balthasar Schmid, sono state composte appositamente per Jhoann Gottlieb Goldberg, a quel tempo a servizio come maestro di cappella presso il conteVon Bruhl a Dresda. Johann Nikolaus Forkel, primo biografo di Bach, racconta le circostanze in cui il compositore compose l'Aria per clavicembalo con diverse variazioni: "In cattiva salute, il Conte soffriva sovente d'insonnia, e Goldberg che viveva in casa sua, doveva distrarlo, in simili occasioni, durante le ore notturne, suonando per lui in una stanza attigua alla sua. Una volta il Conte disse a Bach che gli sarebbe molto piaciuto avere da lui alcuni pezzi da far suonare al suo Goldberg , che fossero insieme delicati e spiritosi, cosi da poter distrarre le sue notti insonni."
l'Aria da capo aggiunge simmetria all'opera,
suggerendo una natura ciclica della stessa,
un viaggio di andata e ritorno.
"Vi ho parlato della mia grande scoperta, intorno al 1883, che per un pittore la sola cosa che vale è l'insegnamento dei musei. Ho fatto questa scoperta leggendo un libretto [...] il libro di Cennino Cennini, che offre tante preziose indicazioni sui procedimenti dei pittori del 400"
http://lafrusta.homestead.com/pro_mirbeau.html
http://2lines.wordpress.com/2008/11/03/variazioni-goldberg-bwv-988-klavier-ubung-iv-di-johann-sebastian-bach/
Immagini
http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Giardino_dei_supplizi
"Ci portiamo un telone che serva da tenda, due padelle, un chilo di sale e qualche forma di pane, due canne da pesca e due libri: io qualcosa su Platone, lui un libro dello scrittorefrancese Octave Mirbeau, Il giardino dei supplizi [...] zeppo di descrizioni raccapriccianti di torture cinesi."
Enzo Mari,25 modi per piantare un chiodo , ediz. Mondadori, Milano 2011, cap. III, pag. 29
Octave Mirbeau (1848 - 1917) giornalista, libellista, critico d'arte, romanziere e drammaturgo francese è una delle figure più avvincenti e più originali della Belle Epoque. Prototipo dell'autore impegnato, libertario ed individualista, è il grande demistificatore degli uomini e delle istituzioni che alienano, che opprimono e che uccidono. Contesta e denuncia, non soltanto la società borghese e l'economia capitalista, ma anche l'ideologia dominante e le forme letterarie tradizionali, che contribuiscono a dare una visione menzoniera e riduttrice della nostra condizione e della società. Rifiutando il Naturalismo, l Accademismo ed il simbolismo, si è fatto strada tra l'Impressionismo e l'Espressionismo, e tanti autori del 900 hanno contratto un debito con lui.
"Le porte della vita si aprono sempre sulla morte, si aprono sui palazzi e sui giardini della morte [...] E l'universo mi appare come un immenso, un inesorabile giardino dei supplizi..."
Octave Mirbeau
Il giardino dei supplizi è uno dei romanzi scritti da Mirbeau pubblicato nel 1899. Ironicamente e simbolicamente, Mirbeau l'ha dedicato "Ai preti, ai soldati, ai giudici, a tutti coloro che educano istruiscono e governano gli uomini". Il romanzo è costituito di testi di tonalità differenti, che sono stati concepiti indipendentemente. questo mescolìo sconcerta i lettori, che non sanno come si debba leggere questo strano oggetto letterario composto di 3 parti: "Il Frontespizio" presenta una discussione fra intellettuali di salone sulla "legge dell' omicidio", "In missione", la prima parte della narrazione che segue, una caricatura grottesca degli ambienti politici della Francia della Belle Epoque, "Il giardino dei supplizi", seconda parte, è la relazione di una passeggiata di due europei, la sadica ed isterica inglese Clara, e l anonimo narratore francese, nel mezzo del giardino delle torture del bagno penale di Cantone, giardino infernale e paradisiaco, dove si pratica l'arte della tortura secondo antiche pratiche cinesi.
Auguste Rodin, Le jardin des supplices, Ambroise Vollard,1902
J. S. BACH, VARIAZIONI GOLDBERG"Intanto, mi appassiono alla musica e in particolare a Johann Sebastian Bach [...] Mi incantano le variazioni Goldberg, un' opera per clavicembalo della metà del 700 che consiste in un'Aria con trenta varianti diverse."
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz.Mondadori, Milano, 2011, c ap. III, pag. 28
Le Variazioni Goldberg scritte da J. S. Bach tra il 1741 e il 1745 e pubblicate a Norimberga dall' editore Balthasar Schmid, sono state composte appositamente per Jhoann Gottlieb Goldberg, a quel tempo a servizio come maestro di cappella presso il conteVon Bruhl a Dresda. Johann Nikolaus Forkel, primo biografo di Bach, racconta le circostanze in cui il compositore compose l'Aria per clavicembalo con diverse variazioni: "In cattiva salute, il Conte soffriva sovente d'insonnia, e Goldberg che viveva in casa sua, doveva distrarlo, in simili occasioni, durante le ore notturne, suonando per lui in una stanza attigua alla sua. Una volta il Conte disse a Bach che gli sarebbe molto piaciuto avere da lui alcuni pezzi da far suonare al suo Goldberg , che fossero insieme delicati e spiritosi, cosi da poter distrarre le sue notti insonni."
Il basso usato da J.S. Bach nelle Variazioni Goldberg
La variazione 16 dà l'occasione di dividere
l'esecuzione in due parti uguali, mentre l'Aria da capo aggiunge simmetria all'opera,
suggerendo una natura ciclica della stessa,
un viaggio di andata e ritorno.
Aria da capo, Variazioni Goldberg, J. S. Bach
CENNINO CENNINI
"Dipingo a tempera su tavola, preparando la base col gesso e fabbricando i colori e i leganti da me, secondo le indicazioni dei trattati antichi come quello di Cennino Cennini: terre naturali, latte, uovo, colofonia"Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Mila no, 2011, c ap. III, pag. 28
Cennino Cennini nacque a Colle Val d'Elsa (Siena), nella seconda metà del XIV secolo, fu allievo del pittore Agnolo Gaddi a Firenze. Nel 1398 è certo che risiedeva nella contrada San Pietro di Padova, città in cui - lo riferisce Cennini stesso - pittore familiare del magnifico signore Francesco da Carrara. Null'altro si sa di Cennini, non la data di nascita (supposta intorno al 1360), nè quella di morte. Incerta è anc he la sua attività pittorica. La fama di Cennini però non è legata alla pittura, ma al Libro dell'Arte(o Trattato de lla pittura), scritto intorno al 1390 probabilmente a Padova per l'uso di alcuni vocaboli del dialetto locale.
Pierre Auguste Renoir
Nel Libro dell'Arte, Cennini riporta i segreti custoditi nelle botteghe di fine 300, inerenti
alle tecniche della pittura e dell'affresco, in uno stile disinvolto, poiche fornisce oltre alla teoria, consigli, trucchi e alcuni giudizi sui pittori del 300. Alcuni studiosi ritengono che l'opera sia nata nell'ambito di una delle potenti corporazioni padovane che regolamentavano e tutelevano l'attività dei pittori. Il libro dell'arte è lo specchio di un'età di transizione, dove la descrizione dei procedimenti antichi si libera degli schematismi medioevali e intravede il mondo nuovo, quello rinascimentale. Fu il primo testo scritto in lingua volgare che fornì di prima mano gli strumenti della pittura antica, in particolare quella eseguita con la tempera all'uovo.
Link di riferimentoTesto
http://libreriarizzoli.corriere.it/Il-giardino-dei-supplizi/QyGsEWcVWskAAAEpufFn1scg/pc?CatalogCategoryID=J4.sEWcWcGYAAAEpp3MfmqGAhttp://lafrusta.homestead.com/pro_mirbeau.html
http://2lines.wordpress.com/2008/11/03/variazioni-goldberg-bwv-988-klavier-ubung-iv-di-johann-sebastian-bach/
Immagini
http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Giardino_dei_supplizi
Cennino Cennini, Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni dell'area della Nuova Figurazione, Nikolai Suetin
CENNINO CENNINI
GIUSEPPE GUERRESCHI
BEPI ROMAGNONI
NIKOLAI SUETIN
Riferimenti:
http://www.ilpalio.siena.it/Personaggi/CenninoCennini/LeggiCapitolo.aspx?cap=5
http://www.ilpalio.siena.it/Personaggi/CenninoCennini/LeggiCapitolo.aspx?cap=36
http://www.treccani.it/enciclopedia/cennino-cennini/
http://www.treccani.it/enciclopedia/cennino-cennini_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.equilibriarte.net/Augusto/blog/giuseppe-guerreschi
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-guerreschi_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.arsvalue.com/webapp/artista/12798681/bepi-romagnoni.aspx
http://www.guzzardi.it/arte/pagine/correnti/nuovafigurazione.html
http://www.centroarte.com/realismo%20e%20nuova%20configurazione.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Nikolai_Suetin
http://www.museothyssen.org/en/thyssen/ficha_artista/549
Immagini:
http://www.bottegadartetoscana.it/det_icone.asp?codice=59
http://www.equilibriarte.net/Augusto/blog/giuseppe-guerreschi
http://www.arcadja.com/auctions/it/romagnoni_bepi/prezzi-opere/40549/
http://www.museothyssen.org/en/thyssen/ficha_obra/967
A che modo cominci a disegnare in tavoletta, e l'ordine suo.
"Sì come detto è, dal disegno t'incominci. Ti conviene avere l'ordine di poter incominciare a disegnare il più veritevile. Prima, abbi una tavoletta di bosso, di grandezza, per ogni faccia, un sommesso; ben pulita e netta, cioè lavata con acqua chiara; fregata e pulita di seppia... E quando la detta tavoletta è asciutta bene, togli tanto osso ben tritato per due ore, che stia bene; e quanto più sottile, tanto meglio. Poi raccoglilo, tiello, e conservalo involto in una carta asciutta: e quando tu n'hai bisogno per ingessare la detta tavoletta, togli meno di mezza fava di questo osso, o meno; e colla sciliva rimena questo osso, e va' distendendo con le dita per tutta questa tavoletta... E viene inossata igualmente così in un loco come in un altro."
Come ti dimostra i colori naturali; e come dèi macinare il negro."Sappi che sono sette colori naturali; cioè quattro propri di lor natura terrigna, siccome negro, rosso, giallo e verde: tre sono i colori naturali, ma voglionsi aiutare artifizialmente, come bianco, azzurro oltremarino, o della Magna, e giallorino... Per triarlo come si dè', togli una prieta proferitica rossa, la quale è pietra forte e ferma... Poi togli una prieta da tenere in mano, pur proferitica, piana di sotto e colma di sopra, in forma di scodella, e di grandezza men di scodella, in forma che la mano ne sia donna di poterla menare... Poi togli quantità di questo negro, o di altro color che sia, quanto sarebbe una noce, e metti in su questa prìa; e con quella che tieni in mano, stritola bene questo negro. Poi togli acqua chiara... e macina il detto negro per spazio di mezza ora, o di una ora... Poi togli una stecca di legno sottile, larga tre dita, c'abbia il taglio come di coltello; e con questo taglio frega su per questa prìa, e raccogli il detto colore nettamente, e mantiello liquido, e non troppo asciutto, acciò che corra bene alla pietra, e che 'l possa ben macinare, e ben raccoglierlo. Poi il metti nel vasellino... e così lo tieni sempre in molle e ben coperto dalla polvere e d'ogni cattiveria, cioè in una cassettina atta a tenere più vaselli di licori."
Cennini Cennino, Il libro dell'Arte, Padova, 1390, Cap. V-XXXIV
Scrittore d'arte e pittore (n. Colle di Val d'Elsa), allievo a Firenze di A. Gaddi, pittore di corte a Padova nel 1398; visse forse fino ai primi del sec. 15º. Il suo Libro dell'Arte (scritto probabilmente a Padova) è il primo trattato in volgare: tesoro di notizie sulla tecnica pittorica del Trecento, si distingue dai precedenti ricettari medievali per la sistematicità e per la nuova forza con la quale rivendica il fondamento intellettuale dell'arte pittorica. Il testo, conservato in tre redazioni manoscritte (due nella Bibl. Laurenziana e Riccardiana, a Firenze, uno nella Bibl. Vaticana), è stato pubblicato per la prima volta nel 1821.
Come pittore, egli si definisce "piccolo maestro esercitante nell'arte di dipintoria", forse non tanto per coscienza del suo effettivo valore, quanto per una sorta di retorica modestia; comunque, dalle opere che di recente si è cercato di raggruppare intorno al suo nome, egli apparirebbe come uno dei tanti seguaci artigianali della tarda tradizione giottesca, che traduce le nuove notazioni naturalistiche e il gusto decorativo del gotico tardo in un "idioma campagnolo" e che sembra disinteressarsi di organicità compositiva e spaziale e di sofisticate eleganze. Il Vasari cita una Madonna e santi sotto la loggia dell'ospedale di S. Bonifacio, ancora ben conservata ai suoi tempi, che nel 1787 fu trasportata su tela in seguito al rifacimento dell'ospedale voluto da Pietro Leopoldo.Giuseppe Guerreschi è nato a Milano nel 1929 e ha iniziato la sua formazione artistica presso l'Accademia di Brera. Studia con Aldo Carpi. Guerreschi insieme a Giuseppe Banchieri, Floriano Bodini, Mino Ceretti, Gianfranco Ferroni, Bepi Romagnoni, Tino Vaglieri, è stato uno dei principali esponenti del gruppo "Realismo esistenziale", e tra i più lucidi della "Nuova Figurazione" . Il suo realismo di denuncia si esprime in una trascrizione fredda e distaccata della figura umana, dell'oggetto o del frammento, l'artista venne definito come "uno dei più fervidi animatori del dibattito culturale per un rinnovamento ed un ampiamento del concetto di realismo" la pittura di Guerreschi acquista una carica drammatica, che lo spinge ad un costante esame, dove egli coglie gli aspetti molteplici della vita, nonché le lacerazioni e le contraddizioni dell’uomo e degli oggetti di uso quotidiano, nei suoi lavori l'artista si appropria della vita, scrutandola, osservandola e restituiendola calda e pulsante attraverso i suoi quadri. Della sua opera si ricorda il "periodo giudaico", le "donne", i "ritratti", la "Vietnam suite" ed i viaggio intorno al "mondo fantastico di Fussli". Guerreschi si è dedicato con passione all'opera grafica stampando moltissime acqueforti e curando cartelle e illustrazioni di libri. Guerreschi raggiunge con l'incisione esiti altissimi con sequenze di lastre celebri.Influenzato dagli artisti della "Neue Sachlichkeit" e dal cinema espressionista tedesco, adotta il principio del montaggio delle immagini quale mezzo di analisi del reale, dando vita a opere di ascendenza storica o di denuncia sociale: tematiche che egli affronta sia in pittura sia nell'attività grafica.
Hilda Lobauer 1957 olio su tela cm 100x100BEPI ROMAGNONI
Bepi Romagnoni (Milano 1931- Capo Carbonara 1964) si forma nel dopoguerra al corso di pittura di Aldo Carpi all'Accademia di Brera, in profonda amicizia con Mino Ceretti e con gli altri compagni d'Accademia, Banchieri, Guerreschi, Vaglieri che saranno con lui i principali interpreti del Realismo esistenziale. Alle prime opere geometrizzanti tra '50 e '53 seguono dipinti di clima realistico. Vince il Premio Diomira 1954 mentre si accosta agli autori dell'esistenzialismo. Diplomatosi nel 1955 tiene lo stesso anno la sua prima mostra personale alla Galleria Schettini sui temi del quotidiano e della vita urbana. Durante il servizio militare inizia un rapporto di lavoro con la Galleria di Giuseppe Bergamini a Milano. Dipinge soggetti militari in opere fortemente espressioniste, ispirate alla pittura di Orozco. Espone nel 1957 da Bergamini e alla Bussola di Roma dove conosce Enrico Crispolti che diverrà uno dei suoi più attenti esegeti. Partecipa alla mostra di tendenza Ceretti - Romagnoni - Vaglieri alla Galleria Bergamini di Milano con una sua dichiarazione in catalogo. Compie esperimenti di fotografie prese da rotocalchi, inseriti dapprima nei disegni quindi su tela con la tecnica del collage, elaborata e perfezionata negli anni successivi fino all'inserimento del colore. Nel 1962 personale alla Galleria Bergamini dove espone nuovi collages di grandi dimensioni e ritrovate cromìe, dal titolo di Racconto. Nel 1964 partecipa alla rassegna 13 festoman presso la galleria Trivulzio di Milano e di Parigi sperimentando tecniche fotolitografiche con le quali realizza il manifesto della galleria. Il 19 luglio perde la vita durante la pesca subacquea nelle acque di Capo Carbonara in Sardegna.
NUOVA FIGURAZIONE
Con il termine di "Nuova figurazione" si intende quell'area di ricerca che, emersa alla fine degli anni Cinquanta, ha voluto conciliare le istanze del realismo con un linguaggio pittorico contemporaneo, autonomo sia dal realismo socialista che dalle poetiche dell'informale. Alcuni tra i maggiori protagonisti di questo movimento (da Francis Bacon e Alberto Giacometti agli italiani Vespignani , Gianfranco Ferroni, Giuseppe Guerreschi) sono cresciuti nell'ambito del realismo esistenziale dell'immediato dopoguerra, rappresentando con immagini crude un disagio esistenziale e sociale. "Nuova figurazione" è uno dei mezzi che ha l'artista per parlare, scelto non per le sue caratteristiche formali, ma per la sua funzionalità comunicativa. La figura è un referente del mondo visibile che non rappresenta più la sua accettazione da parte dell'artista, ma bensì uno dei codici del suo linguaggio che è sempre più onnicomprensivo. L'ordine iconografico e iconologico viene ripreso per essere ad ogni momento annullato con gli stessi materiali che lo costituiscono. La prospettiva è spesso casuale e dipende da una condizione esistenziale, così come i rapporti tra le immagini e quelli tra le figure e lo spazio. E' così che mentre l'urgenza e la pressione dei contenuti porta sovente i neofigurativi a deformare al limite estremo del riconoscibile la figura o l'immagine reale, l'indipendenza da schemi, la nuova coscienza di libertà e polivalenza nell'uso dei media e nelle pratiche dell'arte acquisita con le esperienze informali, astratte e pop, nei confronti delle quali i neofigurativi sono generalmente polemici, immettono nelle loro opere, pur all'interno di una tecnica che rimane pittorica, elementi quanto mai eterogenei, surreali, espressionisti e persino astratti.
NIKOLAI SUETIN
Nikolai Suetin (Russo: Николай Суетин, 1897 - 1954) è stato un artista suprematista russo. Ha lavorato come grafico, designer, pittore e ceramica.
Ha studiato presso l'Istituto Superiore di Arte, Vitebsk (1918-1922) e ha sviluppato con Kazimir Malevic, fondatore del suprematismo, un movimento d' arte astratta con uno stile basato su forme geometriche ' non oggettive'allineate. Durante questo periodo formativo Suetin, insieme a Ilya Chashnik, è diventato uno dei più stretti collaboratori di Malevich e un campione fedele del suprematismo, contribuendo alla sua diffusione attraverso pubblicazioni e partecipando a mostre comprese quelle del gruppo UNOVIS (Vitebsk, 1920 e 1921, Mosca 1929, 1921 e 1922), mostre a Pietrogrado, l'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative (tenutasi a Parigi,1925), il Salone della porcellana sovietica (1926 e 1927), e la prima mostra di artisti di Leningrado nel museo russo.
Ha vissuto a Pietrogrado dal 1923, e ha lavorato presso la fabbrica di Stato Ceramica Lomonosov. Ha anche lavorato presso la fabbrica di Porcellana di Stato a Pietrogrado impianto Lomonossov (dal 1922 fino al 1924), e nello stabilimento di porcellana di governo di Novgorod (dal 1924 al 1925). Suetin era un membro del GINKhUK (l'Istituto Statale di cultura artistica, dal 1923 al 1926), dove ha lavorato presso il laboratoriosperimentale, poi in seguito presso l'Istituto di Storia dell'Arte (dal 1927 al 1930). Dal 1932 è stato l'artista capo presso il laboratorio artistico della Centrale Leningrado Porcellana Lomonossov, dove aveva lavorato per circa un decennio sull'applicazione avant-garde e su modelli di opere d'artein porcellana. Ha anche lavorato come illustratore di libri e per mostre di design, dove ha mantenuto un stile d'avanguardia nonostante le richiestedel realismo socialista. Suetin era l'artista e designer capo dei padiglioni dell'URSS per le Mostre Mondiale di Parigi (1937), dove ha lavorato sugli interni per il padiglione stalinista di Boris Iofan e di nuovo a New York, 1939. Malevich è morto nel 1935 e Suetin, ha decorato la sua bara con motivi suprematisti e ha organizzato il suo funerale, che è diventato l'ultima espressione dello stile che entrambi avevano abbracciato.Successivamente si è concentrato più sulle arti applicate ed ha evitato espliciti riferimenti al Suprematismo, che l'apparato governo sovieticoconsiderato come uno stile d'arte indesiderabile. Nikolai Suetin è considerato uno degli artisti principali sel Suprematismo.
Suprematism Oilo su tela. 70.5 x 53 cm Museo Thyssen-Bornemisza, MadridRiferimenti:
http://www.ilpalio.siena.it/Personaggi/CenninoCennini/LeggiCapitolo.aspx?cap=5
http://www.ilpalio.siena.it/Personaggi/CenninoCennini/LeggiCapitolo.aspx?cap=36
http://www.treccani.it/enciclopedia/cennino-cennini/
http://www.treccani.it/enciclopedia/cennino-cennini_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.equilibriarte.net/Augusto/blog/giuseppe-guerreschi
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-guerreschi_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.arsvalue.com/webapp/artista/12798681/bepi-romagnoni.aspx
http://www.guzzardi.it/arte/pagine/correnti/nuovafigurazione.html
http://www.centroarte.com/realismo%20e%20nuova%20configurazione.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Nikolai_Suetin
http://www.museothyssen.org/en/thyssen/ficha_artista/549
Immagini:
http://www.bottegadartetoscana.it/det_icone.asp?codice=59
http://www.equilibriarte.net/Augusto/blog/giuseppe-guerreschi
http://www.arcadja.com/auctions/it/romagnoni_bepi/prezzi-opere/40549/
http://www.museothyssen.org/en/thyssen/ficha_obra/967
Pubblicato da Stefania Bella a 11/13/2011 11:01:00 AM
E.S. Malevič (K.S.)
“… Allora è apparsa una vecchietta con un uomo. Suo marito.
La vecchietta ha detto:sono la figlia della prima moglie di Malevič.
Cosi abbiamo trovato la tomba.
Un cubo bianco;cubo suprematista disegnato dall’amico Suetin.
Su una delle facce un quadrato che era nero e adesso è rosso.
Abbiamo capito dopo che quel giorno era l’anniversario della morte di Malevič. 15.5.1935.”
Ettore Sottsass,Foto dal finestrino,ed. Adelphi,Milano, 2010 , pg.8 – 9
Kasimir Malevič nacque il 23 febbraio 1879 nei pressi di Kiev.La sua formazione è poco nota. Verso la fine del 1900 si trasferisce con la madre a Mosca e li frequenta la Scuola di Pittura ,Plastica ed Architettura. La concezione artistica che gli viene proposta in quegli anni di studio fu il realismo impressionistico che caratterizzò le sue prime composizioni con colori estremamente vivaci e con forme semplificate, tali da ricordare abbozzi infantili.
Bagnante , 1910 Realizzato con tempera |
Da sempre Malevič ha dimostrato una sensibilità per gli eventi cosmici della natura. Infatti, in un diario del 1923 ,il pittore rammenta queste precoci esperienze della natura: “ l’avvicinarsi delle nuvole primaverili minacciosamente e cupamente sospese nel cielo, il riflesso del sole nell’acqua del disgelo, lo scorrere fuggevole delle bianche nuvolette e soprattutto i temporali”. Malevič ricorda come , a 4 anni , di notte ,andasse sulla porta di casa per vedere i lampi, che per un breve attimo svelavano un incantevole scorcio di paesaggio.
Nel 1912 Malevič introduce un’architettura dalla superficie più libera ed astratta ,influenzata dal Cubismo sintetico di Picasso. Lo attrae la possibilità di accogliere, entro un’unica composizione figure e spunti narrativi quanto più possibili eterogenei. Ma ben presto abbandonò anche questa concezione per dare inizio al suo Suprematismo, al quale lui stesso indica il 1913 come anno di nascita.
“ Nel 1913, quando mi sforzavo disperatamente di liberare l’arte dalla zavorra del mondo oggettivo, mi rifugiai nella forma del quadrato ”.
Kasimir MALEVIC,Suprematismo temi e problemi,ed.De Donato,Bari,1969 ,pg.24
Kasimir MALEVIC,Suprematismo temi e problemi,ed.De Donato,Bari,1969 ,pg.24
Suprematismo con 8 rettangoli rossi,1915 olio su tela |
Nella pittura di Malevič ha dunque luogo una svolta stilistica e compositiva: manca l’ordinamento simultaneo , cadono frammenti e dettagli figurativi, scompare qualsiasi effetto di profondità.
Le composizioni ,dal formato spesso quadrato, si riducono ad un unico ed elementare contrasto di colori stesi piatti e uniformi in ampie superfici . Malevič chiama “ suprematiste ” le proprie composizioni bicrome o monocrome proprio per la loro intransigente e suprema semplicità.
"Quadrato nero", "Croce nera" e "Cerchio nero", eccoli i primi tre monocromi, i primi "tre numeri" cult della serie dei quadri suprematisti , targati 1913, una trilogia prologo che sta alla base della genesi del rivoluzionario programma dell'artista russo Kazimir Malevic, tre opere considerate icone del Ventesimo secolo per quel drastico ed estremo atto di rottura definitiva contro l'idea di arte come rappresentazione e imitazione naturalistica. Opere slogan che decretano il totale libero arbitrio della sensibilità umana in cui il pittore era in grado di rispecchiarne le proprie “ emozioni”.
Ed è proprio nello scritto, pubblicato nel 1922 , Suprematismo : il mondo della non – oggettività o il nulla affiancato che Malevič riassume i presupposti ideologici e teorici che lo portarono a sviluppare le prime radicali manifestazioni innovatori in quella pittura non – oggettiva i cui elementi di base sono geometrici.Il rapporto tra figure e macchine è la risposta al fatto che Malevič vuole comunicare un carattere,appunto quello dell'artista-costruttore.Cerca dunque di trovare analogie,perchè solo queste permettono di raffigurare l'interiorità del modello.
Riferimenti bibliografici:
Michele DANTINI,Silvia GUASTALLA, Il racconto dell'arte Dal neoclassicismo all'arte contemporanea vol.3, ed. Archimede,Milano,2003,pg.265,266
Kasimir MALEVIC,Suprematismo temi e problemi,ed.De Donato,Bari,1969,pg.15,17,18,19,23,24,33
Immagini tratte da:
http://www.centroarte.com/images/malevic/Bagnante,%
Dunque i quadri di Malevič sono puri prodotti di meditazione e puri oggetti di contemplazione : icone del nuovo modo di sentire il mondo.
Eppure, la sua intera parabola artistica rimane poco conosciuta. Ma quando pochi anni fa, i suoi quadri vennero ripresentati al pubblico,nel confronto con l’arte Concreta Contemporanea essi rivelarono una qualità molto singolare:erano la testimonianza di quella trasformazione profonda della percezione del mondo che Malevič aveva cercato di cogliere attraverso il concetto fondamentale di mondo non oggettivo.
Riferimenti bibliografici:
Michele DANTINI,Silvia GUASTALLA, Il racconto dell'arte Dal neoclassicismo all'arte contemporanea vol.3, ed. Archimede,Milano,2003,pg.265,266
Kasimir MALEVIC,Suprematismo temi e problemi,ed.De Donato,Bari,1969,pg.15,17,18,19,23,24,33
Immagini tratte da:
http://www.centroarte.com/images/malevic/Bagnante,%
sabato 12 novembre 2011
Suprematismo - Nikolai Suetin
Pubblicato da Valeria Corea a 11/12/2011 04:36:00 PM
"Anastasia la ragazza di Mosca è molto amica di Barbara e le ho detto che volevo salutare la tomba di Malevich".Ettore SOTTSASS, Foto dal finestrino, ed. Adelphi, Milano, 2009, pag. 9
Kazimir Severinovich Malevich artista russo, nato vicino Kiev nel 1878 e morto a Leningrado nel 1935, diede vita al Suprematismo.
Studiò a Mosca nel 1903 all’Istituto d’Arte, Scultura ed Architettura ed i suoi primi lavori appartenevano alla corrente Impressionista. Abbandonata quest’ultima si iscrisse alla Moscow Artists’ Association dove cominciò a sperimentare nuove forme artistiche attraverso la combinazione tra Cubismo e Futurismo, fino a definire i caratteri del Suprematismo.
La parola Suprematismo deriva da supremazia e alla base di tutto vi è il quadrato: forma geometrica elementare e al contempo assoluta.
Il Suprematismo si evolve in due fasi.
La prima, definita come Suprematismo Meccanico che arrivando all'astrazione dopo un processo rapido di semplificazione delle forme, crea opere basate su rigide costruzioni geometriche (il quadrato) e sui non-colori (bianco e nero).
Mentre la seconda è definita Suprematismo Cosmico al quale appartiene il dipinto “Quadrato nero su fondo bianco” e che rappresenta la sensibilità (il quadrato nero) incorniciata dal niente (il contorno bianco). La sensibilità dell’assenza degli oggetti cerca e trova l’essenza astratta dell’universo. Malevic, come altri artisti del suo tempo, si convinse che il mondo esterno non era più sufficiente come base per l’arte.
Nel 1919, Malevich ritiene conclusa la sua ricerca suprematista e comincia a fare l'insegnate nell'Istituto d'Arte di Vitebsk. Uno dei sui allievi sarà Nikolai M. Suetin (1897-1954). Questo assieme ad altri allievi e docenti formeranno un gruppo, UNOVIS, che avrà come scopo quello di collaborare creativamente sui principi e le idee del Suprematismo. Nella loro prima rubrica scriveranno: "Tenete un quadrato nero come simbolo dell'economia mondiale. Nel vostro workshop disegnate un quadrato rosso come simbolo della rivoluzione artistica del mondo".
Nel 1920, il regime sovietico cominciò a reprime l'arte astratta perchè non adatta alla propaganda politica e Malevich decise quindi di sostenere il "realismo sovietico". Negli anni successivi viaggiò molto per esportare il suo lavoro, entrando in contatto con personaggi di spicco tra cui Le Corbusier e Gropius. Fu però il contatto con questi artisti tedeschi e le nuove sorti del regime sovietico a causare l'arresto di Malevich e la distruzione di alcune sue opere e scritti. Uscito dal carcere Malevich ricominciò a dipingere utilizzando uno stile figurativo. Nel 1933 scoprì di essere ammalato di cancro e nel 1935 espose i suoi ritratti più recenti alla "I mostra degli artisti di Leningrado". Fu l'ultima sua esposizione.
In sua memoria, il discepolo Nikolai Suetin progettò un'urna cineraria. Un cubo bianco con un quadrato nero, ma la seconda guerra mandiale e la volontà da parte del regime di cancellare il passato fece sparire tutto fino al 1988. In tale data l'opera venne ricostruita e ricollocata lì dov'era stata posta, con la differenza che quel quadrato nero è ora rosso.
"Un cubo bianco; cubo suprematista disegnato dall'amico Suetin"Ettore SOTTSASS, Foto dal finestrino, ed. Adelphi, Milano, 2009, pag. 9
Immaginihttp://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/kazimir_malevich.htm
• Boulevard, Kasimir Malevich, 1903
• Autoritratto, Kasimir Malevich, 1909-1910, Museo Russo St. Petersburg.
• Primavera, Kasimir Malevich, 1905,
• Eclisse solare con Monnalisa, Kasimir Malevich
• Suprematism (Supremus #58. Yellow and Black), Kasimir Malevich, 1916, Museo Russo St. Petersburg.
• Busto di donna, Kasimir Malevich
http://artinvestment.ru/en/invest/events/20110314__borovikov.html
• Nikolai Suetin
• Tavolino con sedie, Nikolai Suetin, 1920 circa
http://loungeoflusciousart.blog.kataweb.it/tag/casa-daste/
• Senza titolo, Nikolai Suetin, 1922
http://www.moma.org/collection/browse_results.php?criteria=O%3AAD%3AE%3A5718&page_number=5&template_id=1&sort_order=1
• Teiera, Nikolai Suetin, 1922, MoMA NY
• Piattino, Nikolai Suetin, 1923, MoMA NY
Bibliografia Testo
• http://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/kazimir_malevich.htm
• http://www.guggenheim.org/new-york/collections/collection-online/show-full/bio/?artist_name=Kazimir%20Malevich
• http://www.guggenheim.org/new-york/collections/collection-online/show-full/movement/?search=Suprematism
• http://en.wikipedia.org/wiki/Nikolai_Suetin
http://books.google.it/books?id=Yp3dV3xbzZoC&pg=PA40&lpg=PA40&dq=Nikolai+Suetin+suprematisti&source=bl&ots=9q8a8foI2c&sig=8w3MztJkxcBoBvoYUo7g6FC6Tpo&hl=it&ei=b6C-Tv2TIY6UOofbzNUB&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5&ved=0CEUQ6AEwBA#v=onepage&q&f=false
http://www.scribd.com/doc/21969200/Circling-the-square-Avant-Garde-porcelain-from-revolutionary-Russia
venerdì 11 novembre 2011
E.M. Omero, l'Iliade e l'Odissea - Platone
"La ricerca dell’essenziale diventa la mia ossessione. Una molla che scatta se leggo Omero e inizio a riflettere su come l’Iliade e l’Odissea siano nate dalla trascrizione di poemi sulla storia dell’uomo e di miti delle origini tramandati a voce da antichi cantori che, di volta in volta, ne hanno limitato i versi, introducendo una parola più esatta al posto della precedente."
Da Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz. cap III pag 29
Entrambe le opere sono attribuite ad Omero e narrano delle vicende che hanno preceduto, riguardato e succeduto l’evento della guerra di Troia. In particolare l’Iliade narra della Guerra di Troia, di come si è svolta attraverso i suoi personaggi principali tra i quali il “pelide Achille”, Agamennone, Ulisse ed Elena. L’Odissea narra invece del burrascoso ritorno di Ulisse nella sua terra natale Itaca una volta conquistata Troia.
L’Iliade è in ordine cronologico il primo, e non tratta, come dell’intera guerra di (10 anni), ma di un particolare episodio, l’ira di Achille in seguito alla morte dell’amico e cugino Patroclo, che si svolge in un periodo di soli 51 giorni.
I principali protagonisti sono Achille, Agamennone, Menelao, Aiace ed Ulisse dalla parte dei greci assedianti, Ettore, Priamo, Paride, Cassandra, Ecuba da parte dei Troiani. Sarà proprio Ulisse a consigliare all’esercito di Agamennone di utilizzare lo stratagemma del cavallo di Troia nel quale si nascose un drappello di soldati che espugnarono la città aprendo le porte all’esercito fuori dalle mura.
I principali protagonisti sono Achille, Agamennone, Menelao, Aiace ed Ulisse dalla parte dei greci assedianti, Ettore, Priamo, Paride, Cassandra, Ecuba da parte dei Troiani. Sarà proprio Ulisse a consigliare all’esercito di Agamennone di utilizzare lo stratagemma del cavallo di Troia nel quale si nascose un drappello di soldati che espugnarono la città aprendo le porte all’esercito fuori dalle mura.
L’Odissea tratta invece del ritorno a casa dell’eroe Ulisse (Odisseo) e del suo lunghissimo viaggio verso l’isola di Itaca.
Per aver peccato, mancando di rispetto agli dei (Ulisse crede che la vittoria sia merito suo e di non dover nulla alle divinità), il Dio dei Mari ostacolerà il suo viaggio. I principali protagonisti sono Ulisse, Penelope, la maga Circe, la dea Calipso, Eolo il Dio dei Venti, Atena, Telemaco (figlio di Ulisse). Personaggi divenuti celebri da questo epico racconto sono il Ciclope Polifemo, battuto con l’astuzia, le sirene ammaliatrici, sfidate e vinte, e la maga Circe.
Per aver peccato, mancando di rispetto agli dei (Ulisse crede che la vittoria sia merito suo e di non dover nulla alle divinità), il Dio dei Mari ostacolerà il suo viaggio. I principali protagonisti sono Ulisse, Penelope, la maga Circe, la dea Calipso, Eolo il Dio dei Venti, Atena, Telemaco (figlio di Ulisse). Personaggi divenuti celebri da questo epico racconto sono il Ciclope Polifemo, battuto con l’astuzia, le sirene ammaliatrici, sfidate e vinte, e la maga Circe.
Figura 1 Maga Circe, Figura 2 Polifemo, Figura 3 Le sirene
L’Iliade venne composta nella regione della Ionia Asiatica intorno al 720 a.C mentre la datazione dell’Odissea viene comunemente fatta risalire al periodo tra l’800 a.C. e il 700 a.C.
Sono entrambe suddivise in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell’alfabeto greco minuscolo. La lingua usata è il greco antico e il tono narrativo è maestoso per entrambe le opere.
Sono entrambe suddivise in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell’alfabeto greco minuscolo. La lingua usata è il greco antico e il tono narrativo è maestoso per entrambe le opere.
Link di riferimento:
Immagini:http://it.wikipedia.org/wiki/Odissea
"Ci portiamo un telone che serva da tenda, due padelle, un chilo di sale e qualche forma di pane, due canne da pesca e due libri: io qualcosa su Platone, lui su un libro dello scrittore francese Octave Mirbeau..."
Da Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz. cap III pag 29
Platone |
FEDRO – Ma dimmi, per Zeus, tu, o Socrate, credi ancora che questo mito sia vero?
SOCRATE – Ma se io non ci credessi, così come non ci credono i sapienti, non sarei lo strano uomo che sono. E in questo modo, facendo il sapiente, potrei sostenere che un colpo di vento di Bòrea gettò Orizia giù dalle rupi lì vicino, mentre stava giocando con Farmacèa, e che, dal momento che era morta in tal modo, si sparse la voce del suo rapimento da parte di Bòrea. [...] Per quanto mi riguarda, o Fedro, considero queste interpretazioni ingegnose, però proprie di un uomo molto esperto e impegnato, ma non troppo fortunato: se non altro, per il motivo che, dopo questo, diventa per lui necessario raddrizzare la forma degli Ippocentauri, poi quella della Chimera, e gli piove addosso tutta una folla di tali Gòrgoni e Pègasi e di altri esseri straordinari e le stranezze di certe nature portentose.
(Platone, Fedro, 229b-230a, Rusconi, Milano, 1993, p. 41-43)
Il mito di Atlantide |
Il mito dell'Androgino |
Con l'avvento della filosofia, nel VI secolo a.C., questa forma di narrazione era stata accantonata o addirittura rinnegata dai filosofi, poiché non considerata razionale come la filosofia doveva essere. Il mito in Platone viene di nuovo rivalutato, come era già successo con
Socrate, e torna ad essere una forma di comunicazione valida, dopo un periodo di quasi totale abbandono con l'avvento della filosofia. Platone utilizza il mito all'interno dei suoi dialoghi per spiegare le cose nella maniera più semplice possibile, di modo che siano comprensibili a tutti o per lo meno a buona parte della popolazione ateniese.
Il mito della caverna |
Link di riferimento:
http://www.comune.bologna.it/iperbole/minghetti/percorsi/filosofia/I%20Miti%20Di%20Platone/index.htm
Etichette: l'Iliade e l'Odissea - Platone, Omero
E.M. Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni dell'area della Nuova Figurazione, Aldo Carpi - E.S Suprematista
Ritratto di Francis Bacon eseguito dal vivo nel 1960 da Reginald Gray |
“A Brera frequento compagni come Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni, dell’area della Nuova Figurazione, che mi rispettano, ma non pensano che sia un artista”.
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pag. 29
La Nuova Figurazione (in francese Nouvelle Figuration) è stata una tendenza artistica delineata in Francia nella seconda metà degli anni sessanta del Novecento.L'espressione equivalente in Italia, ha indicato gli sviluppi del realismo in chiave esistenziale, principalmente debitori dei modi e della poetica di Francis Bacon (Realismo Esistenziale), tra le figure dei realisti del secondo ‘900.
Nell’opera dell’artista inglese le figure umane, sempre al centro dei suoi dipinti, non sembrano distorte e deformate da drammi esistenziali e interiori, ma dall’azione coercitiva e torturatrice dell’ambiente al limite della mutazione antropologica e genetica.
Bacon non presenta le cause delle deformazioni che intende già conosciute e sofferte da tutti, ne illustra con fredda e spietata lucidità gli effetti, offrendo alla vista la mostruosità di corpi da cui sembra sia stata estratta l'anima presi da atroci e sfiguranti convulsioni. E la condizione di queste figure appare senza speranza, senza via di uscita, come un preinferno terreno; è una prigionia di terrore, solitudine e sofferenza forse mai espressa con tanta definitiva convinzione.
Questa violenta carica espressionistica baconiana ha avuto una forte influenza su molti artisti dell'area della "Nuova Figurazione", caratterizzata, infatti, da un riaccostamento all'iconicità e dal reinserimento dell'elemento figurale nella pittura e nella scultura, analizzado le conseguenze sulla debole struttura umana. L'uomo nelle opere di questa tendenza mostra tutte le tracce, ferite e cicatrici del suo essere sottoposto ad un modo di vivere inadeguato alle sue aspirazioni, del suo essere travolto da un'esistenza che non vuole più rispettarne l'integrità fisica e morale. E' un uomo deformato dal coinvolgimento con la vita urbana; sempre più simile e adeguato all'ambiente, ma con un grido sempre represso e in agguato che sta per esplodere nella rivoluzione o cadere nella demenzialità.
Francis Bacon (1909-1992), Tre studi per il ritratto di Henrietta (1969),pannello sinistro |
Giuseppe Guerreschi e Bepi Romagnoni sono fra i maggiori rappresentanti italiani.
Giuseppe Guerreschi, MI,1964 |
Giuseppe Guerreschi
(Milano, 1929 - Nizza 1985 ) è nato a Milano nel 1929 e ha iniziato la sua formazione artistica presso l'Accademia di Brera. La pittura di Guerreschi acquista una carica drammatica, che lo spinge ad un costante esame, dove egli coglie gli aspetti molteplici della vita, nonché le lacerazioni e le contraddizioni dell’uomo e degli oggetti di uso quotidiano, nei suoi lavori l'artista si appropria della vita, scrutandola, osservandola e restituendola calda e pulsante attraverso i suoi quadri. Della sua opera si ricorda il "periodo giudaico", le "donne", i "ritratti", la "Vietnam suite" ed i viaggio intorno al "mondo fantastico di Fussli".
Guerreschi Giuseppe,Secondo ritratto di Ottavia Manunta,Finarte,Milano |
Romagnoni Bepi è nato a Milano nel 1930 e morto a Capo Carbonara (Cagliari) nel 1964. Pittore italiano, si formò presso l'Accademia di Brera. Definì una nuova figurazione tesa a narrare la condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo, sviluppando la sua pittura nell'ambito della crisi del realismo e valendosi di suggestioni informali e di immagini fotografiche. Dal 1960 realizzò opere caratterizzate dall'uso del collage combinato a una pittura di maniera informale. Tra le sue opere "Racconto" 1963, "bambina Uccisa" 1957, “Generale” 1957.
Romagnoni Bepi - "bambina Uccisa", 1957 |
“Se insisto tanto con i ricordi di questi anni di formazione è perché sono convinto che, per il sottoscritto, la vera anima del design sia stata, e sia tutt’ora, l’arte”.
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pag. 29-30
Enzo Mari frequenta i due artisti presso l’Accademia di Brera,i quali partecipavano al corso di pittura tenuto da Aldo Carpi. Nonostante il lavoro di Mari sia differente dai due compagni (a causa delle sue troppe domande,infatti, era stato escluso da tutti i corsi finendo così a seguire il corso di scenografia), e nonostante non sia considerato da quest’ultimi un artista, egli si confronta e sfrutta queste situazioni per conoscere, crescere e formarsi.
“Finalmente arriva il gran giorno e m’iscrivo al corso di pittura, tenuto da Aldo Carpi, che mi impartisce le prime indicazioni tecniche su come stendere la tela su telaio,prepararla e così via. Dopo un mese, mi consiglia di cambiare corso, perché continuo a fare domande e non mi accontento mai delle risposte”.
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pag.24
Autoritratto Aldo Carpi 1959 |
Il deportato,1951 |
Il bacino di San Marco a Venezia, 1937 |
Ettore SOTTSASS, Foto dal finestrino, ediz. Adelphi, Milano, 2009, pag. 9
suprematista agg. e s. m. e f. [der. di suprematismo] (pl. m. -i). – Del suprematismo: il movimento s., le teorie s., la pittura s.; come sost., esponente, rappresentante del suprematismo: l’influenza dei s. sull’arte tedesca degli anni Trenta.
Il Suprematismo, fondato nel 1913 da Kasimir Malevic (1878-1935), partendo dalla ricerca formale del Cubismo analitico, puntava alla spazialità astratta dei simboli geometrici (rettangolo, cerchio, triangolo, ecc.). Il Manifesto del Suprematismo uscì a Pietroburgo nel 1915 e nel '20 ne venne pubblicato il saggio più importante: “Il suprematismo, ovvero il mondo della non rappresentazione”, dove i suoi concetti su arte e poetica vengono enunciati compiutamente.
Malevic riteneva che il mondo dell'oggettività, con la sua congerie di significati pratici ed estetici, fosse per l'artista un elemento di distrazione in cui rischiava di smarrirsi, perdendo di vista il fine ultimo dell'arte. Bisognava quindi abbandonare i canoni ordinari della rappresentazione, nel tentativo di riuscire a raggiungere la purezza essenziale, quella vox clamantis dell'arte, in grado di condurre il creatore su altri piani di percezione ed espressione.
K. Malevic, Quadrato rosso, quadrato nero, 1915 |
Link di riferimento testo:
NUOVA FIGURAZIONE, GIUSEPPE GUERRESCHI , BEPI ROMAGNONI
ALDO CARPILink di riferimento immagini:
NUOVA FIGURAZIONE, GIUSEPPE GUERRESCHI , BEPI ROMAGNONI
http://www.artvalue.com/auctionresult--guerreschi-giuseppe-1929-1985-secondo-ritratto-di-ottavia-ma-1256346.htm
https://www.facebook.com/group.php?gid=76870829495
ALDO CARPI
http://www.arcadja.com/auctions/it/carpi_aldo/prezzi-opere/42075/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carpi_Aldo,_Il_bacino_di_San_Marco_a_Venezia.jpg
http://www.arengario.net/arte/arte60.html
http://www.arengario.net/arte/arte60.html
SUPREMATISTA
http://www.salonedegliartisti.it/museo/M/m0465/04650030.jpg
Pubblicato da Giuseppe Santoro a 11/11/2011 07:43:00 PM