Un grande architetto come Gio Ponti non ha certo bisogno di presentazioni,
la spinta creativa e la capacità di rendere oggetto un'idea della mente è tipica di ogni grande designer, e forse non tutti sanno che Ponti non si è dedicato sempre e soltanto all'architettura, i primi passi della sua lunga carriera li ha mossi come direttore artistico della casa di ceramiche Richard Ginori, rivoluzionando il gusto e lo stile decorativo del tempo. Come? Attraverso sospensioni, ironie, funambolismi da circo, donne tornite che 'galleggiano' sulle nuvole...
"Gli acrobati ci insegnano che tutto è immaginabile e possibile, al di là dei limiti, ma con lietezza, forza, coraggio e giovinezza, immaginazione, bontà". In queste poche parole, che Gio Ponti indirizza alla figlia Lisa, è espressa tutta la poetica alla base del suo repertorio figurativo. Dopo l'esposizione al Grattacielo Pirelli di Milano, anche la Capitale ricorda il grande architetto e designer italiano con la mostra 'Il fascino della ceramica', al Casino dei Principi di Villa Torlonia, fino al 19 febbraio 2012.
"Il senso della mostra è proprio quello di far conoscere un Gio Ponti diverso - spiega a NanniMagazine.it Dario Matteoni, curatore della mostra -, non solo grande architetto, ma anche grande designer, capace di infondere alla ceramica un gusto estremamente innovativo, personale, controcorrente e bizzarro". Gio Ponti, tra 1923 il 1930, assume infatti la direzione artistica della storica Manifattura Richard-Ginori. Di questa produzione Villa Torlonia ospita oltre cento opere tra disegni e ceramiche, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private.
"La mostra documenta in maniera esaustiva l'attività di Ponti pressol'azienda Ginori che, che con l'arrivo del designer milanese, rinnova interamente il suo campionario e si apre a nuove interpretazioni della decorazione", continua Matteoni. Gio Ponti disegna i decori e studia nuove forme per la casa di ceramiche, produzione che sarà presentata nel 1923 alla Biennale di Monza e nel 1925 all'Expo di Parigi, momento in cui sarà lanciato il gusto Art Déco in Europa. "Sul piano del decoro Ponti recupera l'antico, la classicità, scegliendo di ornare le ceramiche con una serie di personaggi del mito e della tradizione epica greca e romana, e riprende lo stile classico anche per quanto riguarda le forme dei vasi e dei piatti decorati".
All'ingresso della mostra fa bella mostra di sé un grande cista azzurra,opera che ha per titolo 'Il trionfo dell'amore e della morte', che in realtà è il recupero di un manufatto di provenienza romana, trattandosi in origine di un'ampia urna che conteneva i monili della donna defunta. Proseguendo lungo il percorso espositivo l'occhio è attirato dai colori e dalle forme leggiadre con cui il desigenr ha scelto di decorare vasi, coppe, piatti, urne e alcuni disegni preparatori realizzati in lapis, matita e tempera. I decori sono ispirati all'arte greca, romana, etrusca e all'eleganza neoclassica, come nelle ceramiche de 'La conversazione classica', o nelle maioliche 'Orfeo' e 'Euridice'. 'La Conversazione classica' che Gio Ponti "ha disegnato per il grande vaso chiuso di Richard Ginori è quasi un programma - scrive Matteoni nel comunicato stampa di presentazione della mostra -. È l'ideale di città. Il suo bel piano di marmi contesti si allontana nell'orizzonte tra respiri calmi di misurate proporzioni; è più di una conversazione classica, un'infinita conversazione di cose e spiriti ne spiega e intesse l'ideale ritmo. Ne 'La Conversazione Classica' ogni figura è al suo posto, ogni gesto è controllato, ogni scena è rinchiusa. Son pure persone vive questi putti con la serpe, l'ermafrodita, il filosofo seduto, il disegnatore, il nummario, il polipo della fontana, l'architetto; e pure sono così regolati, come pedine di scacchiera, che s'infilano a piombo come statue. E un curioso gioco. Sembra che le figure s'impietrino, e invece la città si muova nell'obliquo scorcio. Il programma teorico si dichiara in forma di fiaba".
['Pellegrino di Montesanto', bolo, porcellana bianca con decoro rosso-porpora, verde, giallo, nero-bruno, collezione privata]In parallelo con quanto avviene in Europa a cavallo degli anni '20 e '30, in cui ogni grande ceramista realizzauna serie di opere di argomento comune (le cosiddette 'famiglie'), Gio Ponti realizza la serie 'Le mie donne', figure femminili tornite e ammiccanti, adagiate su soffici nuvole, o sospese nel vuoto attraverso delle corde, quasi fossero delle equilibriste che sfidano le leggi della natura e danzano nell'aere, facendosi quasi beffe del grande circo della vita presente sullo sfondo, dove si ergono edifici e architetture di età classica e moderna a un tempo. Di gran gusto anche la serie di vasi a tema venatorio, con il trionfo della caccia, la bella figura di Diana, le agili amazzoni a cavallo. Sempre a proposito delle 'famiglie', ecco la serie di vasi a tema geografico, con grandi opere panciute decorate come fossero mappamondi. "Di particolare rilievo - sottolinea il curatore della mostra - la composizione di opere in ceramica che aveva funzione di centro tavola, utilizzata dalla casa Savoia in occasione delle cerimonie di Stato. Per la mostra abbiamo raccolto le opere principali della composizione originaria: molto bella la figura femminile centrale, ovvero 'Italia', attorniata da una serie di elementi, ad esempio i vetri che rispecchiano l'Italia, i segnaposto finemente decorati, la presenza dello stemma Savoia e così via".
['Donatella', maiolica in giallo e blu, Sesto Fiorentino, collezione privata]L'ultima parte della mostra è dedicata a un Gio Ponti molto più attento alle avanguardie novecentesche, ildesigner realizza una serie di vasi che hanno per tema il circo (uno dei pezzi più belli in mostra è proprio il vaso che propone tematiche circensi), e poi un tripudio di mongolfiere e vele nei colori pastello, in cui Ponti, questa volta in chiave assolutamente moderna, trasferisce tutta la cultura figurativa che va dai primi del '900 al Futurismo. "L'elemento che pervade l'intera opera di Ponti è l'ironia - aggiunge Matteoni -, accompagnata dalla 'sospensione', così tipica della sua produzione artistica". Osservando queste ceramiche, in effetti, appare evidente il fil rouge che lega le opere in ceramica alla letteratura e alle espressioni artistiche degli anni '20 e '30 del Novecento: osservando un vaso di Gio Ponti si ha l'impressione di trovarsi faccia a faccia con certe pagine di Italo Calvino colme di colori, fantasia, ironia e delicatezza. La parte conclusiva della mostra interessa la produzione che Ponti farà negli stabilimenti di San Cristoforo, composta da opere pensate per un uso domestico, dunque relativamente più economiche.
Lietezza, forza, coraggio e giovinezza, immaginazione, bontà. Proprio come i funamboli circensi, le opere in ceramica disegnate da Gio Ponti racchiudono le stesse qualità e virtù. "Come rivela alla figlia Lisa in una lettera - scrive Dino Gasperini, assessore alle Politiche culturali della città di Roma, a proposito di Gio Ponti - il segreto dell'arte è essere 'acrobati'. Le acrobazie sono ricorrenti nel repertorio figurativo delle ceramiche che realizza per la manifattura Ginori: egli costruisce un mondo sempre in equilibrio tra antico e moderno, mito e storia, realtà e fantasia. Temi classici, rubati agli antichi miti, come Orfeo ed Euridice, si trovano al fianco di clown e pierrot, architetture palladiane si popolano di figure metafisiche o futuriste, in una fitta rete di rimandi a epoche, simboli e suggestioni differenti che, tra passato e presente, propone un originale orizzonte di codici distanti posti a contatto e confronto a regalare, più o meno consapevolmente, un'impronta di eternità". Immaginifico e spontaneo, il talento di Ponti fu stilizzato da Carlo Carrà attraverso poche, essenziali parole: "Profondamente sincero nelle sue ricerche stilistiche".
INFORMAZIONI
Titolo: 'Gio Ponti, il fascino della ceramica'
Curatore: Dario Matteoni
Dove: Roma, Villa Torlonia, Casino dei Principi, via Nomentana, 70
Biglietto: unico integrato Casina delle Civette, Casino Nobile e Casino dei Principi con Mostra